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Roma, orrore nel carcere di Regina Coeli: detenuto sequestrato e violentato da due compagni di reclusione

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Celle di regina coeli dove un detenuto è stato violentato

Choc a Roma nel carcere di Regina Coeli dove un detenuto è stato sequestrato e violentato da due compagni di reclusione. L’orrore si è consumato nei giorni scorsi e soltanto grazie all’intervento della Polizia Penitenziaria l’uomo è stato salvato. Gravi comunque le ferite riportate tanto che è stato necessario il ricovero in Ospedale d’urgenza. 

Detenuto minacciato con un coltello e stuprato a Regina Coeli

A darne notizia è stato il SAPPE, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria. A perpetrare lo stupro, violento, sarebbero stati due detenuti dietro le sbarre per rapina e altri reati. «Grazie all’intuizione degli uomini del corpo di polizia penitenziaria, l’uomo è stato salvato in quanto veniva minacciato con un coltello rudimentale e tenuto legato sempre con una corda rudimentale», fa sapere l’organizzazione sindacale in una nota. 

Ferito in modo grave

La vittima della raccapricciante violenza, da quanto si apprende, è stato portato in Ospedale dove i sanitari gli hanno riscontrato gravi danni all’ano. Le sue attuali condizioni di salute non sono al momento note. 

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Il problema della sicurezza nelle carceri romane

L’episodio, gravissimo, torna così a riaccendere i fari sul tema della sicurezza nelle carceri e in particolar modo nelle strutture capitoline di Rebibbia e Regina Coeli. «Si tratta di un episodio vergognoso e raccapricciante certamente favorito dall’allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica», spiegano dal Sappe.

«Questi sono i frutti di una sorveglianza ridotta in conseguenza della cervellotica vigilanza dinamica, dell’autogestione delle carceri e dai numeri oggettivi delle carenze di organico del Reparto di Polizia Penitenziaria di Roma Regina Coeli. Quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, che di fatto determinato una pericolosa autogestione dei penitenziari».

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L’accusa alla politica

Prosegue il Sindacato: «Il sistema, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Il Sappe denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La politica se n’è completamente fregata. E i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali…».

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