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Stupro al Factory, indagini rallentate: ‘Il buttafuori lavorava in nero, i vecchi gestori volevano coprirlo’

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E’ stata violentata da tre ragazzi (uno di loro ancora senza nome e a piede libero) una giovane italiana di origini etiope di 22 anni. E’ accaduto tra sabato 18 e domenica 19 maggio dello scorso anno all’interno della discoteca Factory Club di Roma. Ora nel registro degli indagati per favoreggiamento, come riporta il Corriere della Sera, ci sono anche i vecchi gestori del locale. Questo perché avrebbero ‘coperto’ il buttafuori facendo finta di non conoscerlo – il romeno P.R.G uno dei tre violentatori – perché quella terribile sera avrebbe lavorato in nero. E questo non avrebbe fatto altro che rallentare le indagini. 

Stupro al Factory: i fatti e gli arresti

Per lo stupro della giovane ragazza il 15 luglio scorso è stato condannato a 6 anni e 8 mesi il romeno P.R.G. Anche il secondo responsabile,  H.I. un tunisino di 35 anni, addetto alla sicurezza della discoteca, è stato individuato. Lui, “il secondo uomo vestito come un addetto alla sicurezza” – così la vittima lo aveva descritto – , è sopraggiunto mentre stava subendo gli abusi del primo. La ragazza aveva sperato che giungesse in suo aiuto ma lui, invece di soccorrerla, non aveva esitato a sopraffarla con la forza insieme al primo uomo, P.R.G., anch’egli in servizio quella sera e oggi in carcere, con cui si era avvicinato al luogo in cui si stava consumando la violenza. 

Gli investigatori, partendo dalla descrizione fatta dalla ragazza, avevano identificato tutto il personale di sicurezza e di servizio presente nel locale, con molte difficoltà dovute alle incongruenze nelle dichiarazioni degli organizzatori della serata. Le informazioni acquisite erano state incrociate con le testimonianze di alcuni giovani che si trovavano nel locale per trascorrere la serata, che hanno fornito agli investigatori foto e  video in loro possesso. Il cerchio si era così ristretto sulla figura di H.I, uno dei buttafuori “in regola”, addetto all’area della discoteca attigua al luogo del delitto il quale, pochi giorni dopo i gravi fatti, aveva lasciato l’Italia per rientrare in Tunisia. La certezza sulla corretta direzione dell’ipotesi investigativa è arrivata con la comparazione del DNA dell’uomo, che è stato ritrovato sulla vittima e sugli abiti che indossava. Il 1 novembre scorso il 35enne tunisino è stato arrestato. Ora gli investigatori sono a lavoro per individuare il terzo responsabile dello stupro che è ancora a piede libero. 

 

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