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Un tempo protestavamo per avere i vaccini, oggi si scende in piazza per rifiutarli

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Nei giorni in cui impazzano in tutta Italia i cortei per protestare contro il green pass una lezione di storia ci invita a riflettere profondamente sulla derivazione culturale che, a distanza di cinquant’anni, ha preso il nostro Paese. Oggi si protesta contro la “dittatura” – che sarebbe sanitaria – non considerando che in dittatura tali proteste non potrebbero avvenire né sui social, primi responsabili di queste mistificazioni della realtà, figuriamoci in Piazza con questa facilità. Con questo non stiamo negando la libertà di manifestare il proprio pensiero, anche se di dissenso in questo caso contro l’applicazione del green pass, del resto perplessità sono state da più parti sollevate, quanto piuttosto le estremizzazioni assunte da determinati cortei e slogan che caratterizzano queste manifestazioni. Come quello di paragonare la certificazione verde alle tessere del partito Fascista o ancora il green pass all’olocausto e alle atrocità commesse dai nazisti. Insomma, occorre porre un freno a tutto questo e ritrovare il lume della ragione. 

Come ha invitato a fare Marco, il ragazzo di Lodi che ha perso il padre medico per colpa del Covid che ha deciso di fronteggiare un corteo negazionista dopo aver sentito l’ennesimo slogan senza senso “il Covid non esiste, li uccidono in ospedale”. Oppure ricordando la lezione di storia citata in apertura di questo articolo: parliamo dell’epidemia di Colera del 1973 a Napoli che gettò nel panico un’intera popolazione. Le vittime accertate furono 24 (non oltre 120.000 mila!) ma il panico si diffuse a macchia d’olio tra le persone che scesero in Piazza al grido “dateci i vaccini”. E i vaccini arrivarono con delle “super-pistole” (altro che 5g, chissà cosa penserebbero i complottisti di oggi) messe a disposizione dalla Sesta Flotta degli Stati Uniti. Quelli che oggi sarebbero definiti i “poteri forti”. Quella fu la più grande operazione di profilassi nel secondo dopoguerra che portò alla vaccinazione di circa un milione di napoletani in appena una settimana. Oggi, in quegli stessi luoghi, si protesta per rifiutarli. Chissà cosa penserebbero di noi quelle persone.

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