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Usura a Pomezia: «Te do ‘na pigna in faccia che te saltano tutti i denti’». Le minacce dello strozzino per costringere a pagare

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estorsione

“Tu de devi sta al posto tuo, perché se no te ce metto io, al posto tuo: tu giochi, tu me stai cacando il ca***, io se ti metto le mani addosso ti faccio male”. Così Pasquale Lombardi, 65enne pometino già conosciuto dalle forze dell’ordine in quanto coinvolto nell’inchiesta Equilibri, la mafia del Clan Fragalà di Torvaianica, avrebbe minacciato un imprenditore di Pomezia al quale aveva prestato 100 mila euro, peraltro già completamente restituiti, più altri 100 mila, restituiti solo in parte. Ma il debito con gli strozzini, si sa, non si esaurisce mai, ed ecco che quei soldi, al tasso del 10% mensile, erano più che raddoppiati.

L’imprenditore pometino, a causa di un debito di circa 1.700.000 euro accumulato con il fisco sia come persona fisica che attraverso le sue aziende, non avendo liquidità sufficiente per accettare la proposta dell’Agenzia delle Entrate di un “saldo e stralcio”, aveva pensato di rivolgersi ad alcuni “amici”, finendo in una rete di estorsori. L’uomo si ritrova a pagare contemporaneamente tre strozzini, giungendo però al punto – nel periodo di lockdown – in cui non riesce più a sostenere le spese. E qui arrivano le minacce pesanti e anche le botte. Ma nel contempo nella testa dell’imprenditore si fa strada l’idea di denunciare, per timore che gli aguzzini se la prendano con i suoi familiari: ormai, infatti, le intimidazioni non sono più rivolte solo a lui, ma anche verso i suoi cari.

E se finora ha tollerato schiaffi e altro, non riesce a sopportare il pensiero che qualcuno possa toccare i suoi familiari. L’imprenditore si rivolge allora ai Carabinieri della Compagnia dell’Eur grazie a una circostanza fortuita: l’arresto di due strozzini a Roma, trovati in possesso di un suo assegno. Viene chiamato per essere interrogato e a quel punto decide di raccontare tutto, fornendo dati circostanziati e precisi. I militari trovano immediatamente riscontro nelle sue parole e iniziano una lunga indagine, iniziata nel giugno del 2020, che porta inizialmente all’arresto dell’ex pugile Francesco Lomasto, poi – qualche mese dopo – a quello di un secondo estorsore. E ora si è giunti a quello che sembra essere un “pezzo grosso”, Pasquale Lombardi, a cui è stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso, consumata con appartenenti al clan Fragalà.

Da Il Corriere della Città – FEBBRAIO 2022

Le intercettazioni

Me stai a mette in una condizione che io te devo da una prova de forza: se non smetti de piamme per culo, io te do una pigna in faccia che te faccio saltà tutti i denti!”, avrebbe detto Lombardi all’imprenditore per spaventarlo e costringerlo a pagare ancora. I primi 100 mila euro erano stati prestati nel 2016 e nel gennaio 2018, quando l’importo era stato già stato interamente restituito comprensivo di interessi, l’imprenditore chiede un altro prestito della stessa cifra. Le somme venivano, man mano, restituite dalla vittima tramite false fatturazioni che, nel tempo, lo hanno portato ad esporsi con il fisco per una cifra vicina a 1.500.000 di euro.

Ma le false fatturazioni non bastano, di fronte all’avidità dell’estorsore, che avrebbe chiesto in continuazione soldi: l’imprenditore in quel periodo pagava in media 20 mila euro al mese, sommando le cifre dei tre strozzini. Anche Lombardi, così come successo con Lomasto, avrebbe chiesto orologi e gioielli quando il commerciante di Pomezia non ha soldi contanti. L’uomo sarebbe stato quindi costretto a comprare Rolex, sempre nella stessa gioielleria, per consegnarli al suo aguzzino, ma anche a cedergli una lussuosa automobile a prezzo irrisorio. Eppure tutto questo non basta: le fatture false, i soldi in contanti, i gioielli, gli orologi e l’auto non sarebbero stati sufficienti per ripagare un debito che non diminuisce mai a causa del tasso d’interesse del 120% annuo.

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Le minacce e le botte

L’imprenditore non sa più come fare e dove prendere i soldi, specialmente nel periodo di crisi dovuto alla pandemia: la gente non spende, a lui entrano meno contanti, è disperato. “Tu me stai a pija per culo?”, gli avrebbe detto Lombardi, per nulla comprensivo, “E io me sto a fa pija per culo… speriamo che areggo… te pensi che poi non vengo dentro casa tua e te ribalto a te e tutta la settima generazione tua? Te pensi che c’ho paura delle guardie, io? A me, se me carcerano me fanno un favore”. Poi, per sottolineare queste parole, a quanto risulta dalle intercettazioni ambientali, lo avrebbe stretto al collo fino a farlo quasi svenire. Non contento, lo avrebbe colpito al volto, aggiungendo la seguente frase: “Ma prima o poi te tocco de brutto, io prima o poi te tocco de brutto perché sei tu” e lo avrebbe costretto a versargli delle somme in contanti a titolo usurario.

L’arresto

Ma il 65enne non sa che le sue mosse sono osservate da tempo dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma E.U.R che, alla fine, su delega della Procura della Repubblica di Roma – DDA, lo arrestano. Lombardi dopo l’arresto viene trasferito in carcere in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Roma perché gravemente indiziato per i reati di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso. Al momento dell’arresto, Lombardi era già sottoposto all’obbligo di firma in relazione a un altro procedimento penale a suo carico: nel corso del processo del Clan Fragalà, riconosciuto come “associazione mafiosa”, infatti, era stato condannato in primo grado – ricordiamo che vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio – a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 8 mila euro di multa, più l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena.

L’usuraio avrebbe però continuato a minacciare l’imprenditore e la sua famiglia in caso di mancati pagamenti. A riprova di quanto sostenuto dall’imprenditore pometino, nel corso dell’arresto i Carabinieri hanno eseguito una perquisizione nell’appartamento dell’indagato, durante la quale sono stati sequestrati due preziosi orologi dell’importo complessivo di 15.000 euro, di cui il 65enne non ha saputo fornire il documento di acquisto, telefoni cellulari e appunti contabili utili alle indagini. In attesa del processo, Lombardi è stato trasferito nel carcere di Cassino. L’indagine versa ancora nella fase delle indagini preliminari: non si esclude infatti che possano esserci ulteriori vittime e altri clamorosi sviluppi, anche perché, da quanto si evince dalle carte processuali, Lombardi pare essere collegato – per quanto riguarda il giro di false fatturazioni che l’imprenditore vittima di usura era costretto a fare – al mondo sportivo, dello spettacolo e quello sanitario.

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