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Covid, è allarme in Cina. Ricciardi: ‘C’è il rischio di una variante cattiva’

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Covid. Preoccupa il dilagare dei contagi che si sta verificando in Cina, situazione che potrebbe favorire lo sviluppo di nuove varianti.

Covid. Preoccupa il dilagare dei contagi che si sta verificando in Cina, situazione che potrebbe favorire lo sviluppo di nuove varianti. Alla luce di ciò, l’attenzione degli esperti resta alta e dopo l’allarme di Bassetti — il quale invitava a muoversi tempestivamente — ecco che nel dibattito pubblico interviene anche Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica e presidente del Mission Board for Cancer dell’UE. 

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Il dilagare dei contagi in Cina e il rischio di nuove varianti 

Ciò che preoccupa maggiormente gli esperti rispetto a quanto si sta verificando in Cina, è lo sviluppo di nuove mutazioni del virus. Una possibilità che appare tutt’altro che remota, come afferma Walter Ricciardi in un’intervista a La Stampa: ‘Il rischio che i milioni di contagi Covid registrati in Cina favoriscano lo sviluppo di nuove varianti del coronavirus esiste. Una variante più contagiosa di Omicron è difficile, siamo già a livelli record. Il pericolo è che ne nasca una più patogenica’, spiega Ricciardi. Una situazione che desta non poca apprensione e che spinge i paesi vicini alla Cina ad adottare provvedimenti: ‘Giappone e Taiwan chiedono il tampone in arrivo dalla Cina. In occidente invece le cautele vengono ormai lasciate ai singoli: c’è una buona copertura vaccinale e in assenza di nuova varianti basta aggiornarla con i richiami consigliati’. 

Il ruolo dei vaccini 

Nel corso dell’intervista Ricciardi mette poi l’accento sul ruolo giocato dai vaccini, in quanto quello che sta succedendo in Cina è ‘quello che sarebbe successo anche da noi senza vaccini efficaci ed è la prova che il virus uccide ancora molte persone, se lasciato correre. Omicron arriva di meno alle vie respiratorie profonde, ma sui fragili non vaccinati può essere letale’, spiega. ‘I vaccini cinesi Cansino e Sinovac, non sono risultati efficaci come quelli occidentali. Se nella prima fase, insieme alle chiusure, ai test e al tracciamento, hanno dato un apporto, poi non hanno retto all’ondata Omicron’, conclude l’esperto. 

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