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Omicidio Danilo Lucente Pipitone, ricercato un pregiudicato tunisino: ecco l’identikit

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Mohamed Abidi assassino Pipitone

Si chiama Mohamed Abidi l’uomo sospettato di aver massacrato di botte e ucciso Danilo Lucente Pipitone, il caporalmaggiore di 44 anni dell’esercito, originario di Erice, in provincia di Trapani. L’uomo, che aveva da poco compiuto gli anni, nella notte tra venerdì e sabato scorso è stato trovato in una pozza di sangue in strada, sul marciapiede, in via dei Sesami, all’angolo con viale Palmiro Togliatti, in zona Centocelle. Prima la corsa disperata in ospedale al Vannini e successivamente all’Umberto I di Roma, poi domenica pomeriggio i medici che si arrendono: troppo gravi le ferite riportate, per Danilo Lucente Pipitone non c’è stato nulla da fare. 

Chi è l’uomo sospettato di aver ucciso Danilo Lucente Pipitone a Centocelle

Mohamed Abidi, arrivato in Italia per giocare nel Bologna come calciatore, è sospettato di aver massacrato di botte e a morte Danilo Lucente Pipitone. Si tratta di un 33enne tunisino, con alle spalle precedenti penali: non ha mai avuto successo nello sport. Lui, infatti, sarebbe stato in carcere fino al 4 aprile del 2018 per spaccio di droga, mentre l’ultimo atto dall’Ufficio Immigrazione della Capitale risalirebbe al 2013. Nel 2015, invece, sarebbe stato accusato di aver picchiato e violentato anche delle prostitute a Roma, nel quartiere San Giovanni, ma dall’accusa di violenza sessuale e rapina aggravata in concorso era stato all’epoca assolto. 

Ora la Polizia è sulle sue tracce: è stato lui ad aver aggredire il militare? Non sono chiari i motivi, una rapina finita male? Una lite per un parcheggio degenerata? Quello che è certo, purtroppo, è che il 44enne ha perso la vita: un pugno al volto, la caduta violenta a terra. E quella corsa disperata in ospedale, che si è rivelata vana. 

Cosa è successo 

La dinamica e i motivi alla base di quella violenta aggressione sono ancora tutti da accertare.  Stando quanto si apprende, poco prima di quelle botte, Lucente avrebbe avuto una discussione con un uomo, forse proprio il sospettato, vicino a un bar, all’incrocio fra via dei Sesami e viale Palmiro Togliatti. Il locale in quel momento era però chiuso da circa tre ore. Qualcuno ha visto l’aggressore fuggire a bordo di un’auto a noleggio: le telecamere hanno ripreso la targa e gli investigatori sono risaliti allo straniero, al primo sospettato. Che ora sembra introvabile. 

“Non lo sento da sabato mattina – ha spiegato la compagna al Messaggero – mi ha chiamata per chiedermi come stavamo io e le bambine, non mi ha detto niente solo che mi avrebbe richiamato, che si sarebbe fatto sentire lui. Dopo il silenzio, il telefono è spento, sono preoccupata, non può avere fatto una cosa del genere. Spero che si presenti alla polizia, magari attraverso l’avvocato, per chiarire tutto. Mi sembra di vivere un incubo” – ha concluso la donna. Le indagini proseguono, il cerchio forse inizia a chiudersi. 

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