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Tivoli, l’ombra dello spionaggio russo o cinese dietro il furto del robot da Vinci: valeva 1,5 milioni di dollari

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Se i quattro ladri del robot medico Da Vinci, trafugato ormai un anno fa, sono finiti ai domiciliari con l’accusa di furto, gli investigatori sembrano essere certi che quel furto sia legato a un’operazione di spionaggio industriale: i quattro arrestati avrebbero cioè agito su commissione. Una ipotesi investigativa tutta da verificare, seppure gli inquirenti sembrano sempre più indirizzati verso questa pista. I malviventi che il 22 maggio dello scorso anno hanno portato via il robot, il cui valore ammonta a un milione e mezzo di dollari, potrebbero essere stati incaricati del furto da Cina o Russia, al fine di carpirne i segreti, magari anche smontandolo.

Il furto del robot in un deposito di Tivoli

Quel macchinario, come riporta La Repubblica, era destinato al San Camillo di Roma, ma dal momento in cui è stato rubato se ne sono perse le tracce e anche i ladri non sanno dare notizie in merito. Il furto era avvenuto in un deposito di Tivoli, dove si trovava il camion con dentro il Da Vinci, lo avrebbero portato a Guidonia e poi spostato su un altro tir. E i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutto il percorso grazie al cronotachigrafo. Tracciate le strade percorse dai delinquenti, i militari sono riusciti a reperire anche immagini di videosorveglianza dalle quali hanno acquisito i volti dei quattro ladri, fino ad arrivare all’arresto. Ma del robot nessuna traccia.

Il Da Vinci era stato concepito per la chirurgia mininvasiva

Un danno non solo economico, ma anche medico, visto che Da Vinci, era stato concepito per la chirurgia mininvasiva ed era in grado di tradurre i movimenti della mano del chirurgo sulla consolle in tempo reale, con una visuale in 3D ad alta definizione. Un robot innovativo che è stato inventato nel 2020 e già utilizzato in oltre 10 milioni di interventi chirurgici.

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