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Bimbi russi portano fiori davanti all’ambasciata ucraina: arrestati

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Bimba arrestata in Russia

Non è vero che tutti i russi sono con Putin. Non è vero che tutti appoggiano la sua follia, la sua decisione di invadere l’Ucraina, di aprire il fuoco e di distruggere le vite di centinaia e centinaia di famiglie, che se fortunate sono riuscite a fuggire, lasciando in quella terra, la loro, i ricordi di sempre. Sono tanti i cittadini russi che non riescono a tacere di fronte a tanta disumanità e la prova sono le manifestazioni, da Mosca a San Pietroburgo, a favore dell’Ucraina, con le immagini delle proteste, spesso ostacolate, che hanno fatto il giro dei social. 

C’è chi prova a ribellarsi, ad alzare la voce, ma in Russia anche quei pochi giornali indipendenti devono “ridimensionarsi” perché sembra quasi impossibile avere un’idea contraria a quella di Vladimir Putin. Lui che condanna ogni forma di libertà, lui che sta costringendo donne e bambini a scappare dalla guerra, una parola che sembrava appartenesse solo ai manuali di storia. E se in Ucraina la situazione è delle più terribili, in Russia chi tenta di appoggiare e far sentire la sua vicinanza a un popolo martoriato viene fatto tacere. E lo sa bene Ekaterina, una donna russa, che con i suoi bambini ha pensato bene di portare dei fiori all’ambasciata ucraina. E che con loro è stata messa dietro le sbarre. 

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La guerra in Ucraina: i bimbi russi dietro le sbarre

“Non ce la facevo più. Ho guardato un video sui terribili bombardamenti disumani a Kharkov e ho capito che non posso più sedermi e tramare sotto i cespugli. Far finta che non stia succedendo nulla” – scrive Ekaterina sui social. Proprio lei che non si è voltata dall’altra parte e ha pensato bene di andare con i bimbi a deporre dei fiori all’ambasciata ucraina. “Le nostre intenzioni – prosegue la donna nel suo racconto – erano pacifiche. Deporre fiori in memoria di civili e bambini morti in Ucraina. E far girare un piccolo video con poster fatti in casa con la scritta ‘No alla guerra’.

Una volta arrivati lì, Ekaterina e i bimbi hanno cercato di parlare con chi, invece, continuava a insistere che non avrebbero dovuto sistemare i fiori. Come se fosse un atto vile. “Abbiamo comprato rose e tulipani con grande amore, ma i valorosi impiegati li rastrellavano con i piedi”. Poi l’inferno. “Io donna, madre, civile, sono stata spinta, chiusa con un lucchetto dietro la porta con una grata. E fuori i miei figli urlavano disperatamente. Quei minuti non li dimenticherò mai. Poi hanno chiuso tutti, in un secondo momento mi hanno rilasciata e mi hanno portato con i bambini al dipartimenti di Polizia”. “Abbiamo passato lì 4 ore – continua nel suo racconto Ekaterina – mi hanno urlato contro quando ho guardato il telefono, quando cercavo di rispondere a parenti e amici. Avevo paura di poter essere minacciata”. 

Il grido dei bambini russi ‘No alla guerra’

Ekaterina non voleva stare zitta, guardare impotente le immagini dall’Ucraina. Quei bombardamenti che squarciano il cielo, quelle famiglie al confine che cercano la fuga nella speranza di una vita migliore. Lei, russa, non ce la faceva a tacere di fronte a tanta cattiveria. Ma in Russia chi prova solamente a fare qualcosa, a ribellarsi, viene zittito, ingabbiato. E la donna lo sa bene perché è quello che è successo a lei e ai suoi figli, che a casa con tanto amore avevano preparato un cartello colorato con la scritta ‘No alla guerra’ a caratteri cubitali. La repressione, però, non ha risparmiato i bambini.

L’arresto

Ekaterina ha cercato di deporre i fiori, ma è stata aggredita dalla Polizia e chiusa dietro una porta a sbarre. Dall’altra parte i figli che urlavano disperati. Insieme, per quattro lunghe ore, sono stati al Commissariato di Presnenskoe. “L’inferno attorno a noi è già così abituale” – ha concluso la donna nel suo post condiviso su Facebook. Perché se in Ucraina la popolazione sta vivendo un incubo, lo stesso, seppur in forma meno ‘plateale’, sta succedendo in Russia, dove chi si ribella viene imbavagliato. In una guerra dove a perdere è chi, con tanti sacrifici, ha costruito qualcosa. Case, ricordi, sogni, spezzati via da chi non si ferma davanti a nulla. Neanche davanti ai bambini, che la guerra non dovrebbero mai viverla. 

Foto FB di Alexandra Arkhipova

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