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Botte da orbi in strada tra ragazzine a Nettuno: il video diventa virale

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Le due ragazze a Nettuno che si prendono a capelli alla fermata dell'autobus

Che siano atti di vandalismo o coetanei pestati di botte, la scia delle ‘baby gang’ non si ferma. E sui social l’escalation di violenza fra giovanissimi, spesso minorenni, è dilagante, purtroppo evidente. Così come è evidente, perché finito sotto gli occhi di tanti, l’episodio avvenuto qualche giorno fa a Nettuno, alla fermata del bus di Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto. Qui due ragazze sono state immortalate in una scena per nulla lodevole, anzi il contrario. Prima si sono accapigliate, poi si sono trascinate sul marciapiede, tra incredulità e sdegno di chi era lì, in quell’ora di punta. 

La rissa tra due giovani finisce sui social

Come accade spesso (e purtroppo), mentre le due si picchiavano e si tiravano i capelli, qualcuno ha pensato bene di riprendere tutto. Smartphone alla mano, video salvato nella rubrica e pochi click per inviarlo nelle chat di gruppo, con tanto di didascalia ‘Nettuno come favelas’.  Pochi e semplici passi per far diventare quella rissa virale.

Come ha riportato Il Messaggero, tutto sarebbe iniziato da una ragazza, che stava salendo sul bus insieme ad altri studenti, che lì, in quella piazza, attendono il mezzo per Anzio, Pomezia e Roma. Ed è proprio qui che la giovane ha afferrato i lunghi capelli biondi di una coetanea, l’ha trascinata sul marciapiede e ha iniziato a spintonarla, a picchiarla. Alla base di un’ingiustificata violenza, molto probabilmente, antipatie o fidanzatini contesi. Tra le risate di chi filmava e di chi, invece, incredulo, cercava di mettere un freno a quella furia. “Fermatevi, ragazze, che fate” – dice un anziano, che ha tentato di separare le due litiganti.

E cosa fanno e cosa succede ai giovani, forse, dobbiamo chiedercelo tutti perché le risse, le botte, i pestaggi, gli episodi di bullismo, sembrano essere all’ordine del giorno. In una realtà (sempre più virtuale) dove ci si sente in diritto di prevaricare, di deridere, di sentirsi forti in gruppo. In una strana logica dove al dialogo e al confronto pacifico si preferisce usare l’arma della violenza. 

 

(Foto dal Messaggero)

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