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Cisterna di Latina, scoperto enorme traffico di rifiuti pericolosi: ricavi per oltre 6 milioni di euro

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Fatture e dichiarazioni false per la compravendita di prestazioni sportive. Coinvolte diverse società, i controlli della Finanza.

Cisterna di Latina. Gli illeciti in materia ambientale sono all’ordine del giorno: lo smaltimento regolare di rifiuti e la preservazione dell’ambiente sono ancora tematiche calde in Italia, sintomo di una sensibilità civile ancora scarsamente sviluppata che mina continuamente il futuro delle prossime generazioni. L’ultima operazione portata a termine ha smascherato l’ennesima azienda invischiata nello smaltimento illecito sul territorio in provincia di Latina. 

Rifiuti non tracciati e pericolosi

L’azienda in questione è localizzata in provincia di Latina, precisamente a Cisterna di Latina. La società incriminata si occupa, ad ogni modo, della gestione autorizzata dei rifiuti, motivo per cui l’indagine è risultata complessa e delicata.

Si è trattato, infatti, di discernere quali rifiuti provenivano da soggetti illeciti e quali no, all’interno dell’ampio volume di materiali trattati. Pare che l’azienda cercasse di ”sotterrare” gli illeciti all’interno delle altre attività regolarmente autorizzate di cui si occupava. 

Il giro d’affari nella zona

Di fatto, pur gestendo rifiuti, la società si muniva di importatori sospetti e senza autorizzazione. A fornire i rifiuti che venivano trattati erano dei soggetti non autorizzati, dunque, senza tracciabilità e resoconti. In altre parole, chi portava i rifiuti non dimostrava né provenienza né legittimità degli stessi.

Parliamo di ingenti quantitativi di rifiuti speciali e urbani, pericolosi e non pericolosi, provenienti da privati, società e/o imprese individuali prive dell’iscrizione all’Albo dei gestori ambientali, raccolti e trasportati in violazione della normativa sullo smaltimento dei rifiuti.

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Rifiuti non tracciati e rivenduti a prezzi stracciati

I soggetti importatori, in breve, facevano corrispondere merci di provenienza ignota, a prezzi bassissimi, con una concorrenza spietata e quindi con evidenti ripercussioni sugli introiti. Il prezzo consentiva al ricevente di avere un lucro notevole sul fatturato aziendale.

Dunque l’azienda incriminata riceveva, pertanto, un bene non autorizzato da soggetti a loro volta non autorizzati a concederlo. Infine, il materiale veniva lavorato e rivenduto ad un prezzo estremamente concorrenziale. Parliamo di volumi enormi, con una posizione di quasi monopolio nella zona da parte dell’azienda. 

Profitti e monopolio sul territorio

Così, nelle ultime ore, il personale del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza ha dato esecuzione alla misura cautelare reale disposta dal Tribunale di Roma nei confronti della società che ha conseguito profitti illeciti derivanti dal traffico illecito di rifiuti (452-quaterdecies C.P.), il tutto commesso nel suo interesse o vantaggio dai dirigenti della stessa.

Durante la valutazione del reato, si è reso necessario un minuzioso esame contabile e documentale, il cui esito ha consentito di quantificare il profitto illecito conseguito dalla società e da quest’ultima ricavato rivendendo il prodotto derivante dalla lavorazione dei rifiuti acquisiti illegalmente.

Oltre 6 milioni di proventi

Da qui, le successive indagini hanno dimostrato in modo schiacciante la rilevante incidenza dei conferimenti illeciti sul volume degli affari della società la quale, grazie alla condotta sistematica e prolungata nel tempo tenuta dai suoi vertici, aveva conseguito indubbi vantaggi in termini di ingenti profitti e di posizionamento sul mercato.

L’esame dei conti correnti e dei crediti societari hanno rilevato un introito illecito per un ammontare complessivo di Euro 6.366.301,81. 

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