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Concorso magistrati truccato, il messaggio che fa scoprire la truffa: indagati commissario e candidato

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Concorso magistrati truccato: credevano di passarla liscia un candidato ed un commissario d'esame ora accusati di tentato abuso di ufficio.

Galeotto fu l’sms e chi lo scrisse. Si potrebbe riassumere con questa celebre citazione la vicenda che stiamo per raccontarvi. Protagonista dei fatti un ragazzo il cui sogno era quello di diventare magistrato. Fin qui nulla di strano se non fosse che pur di raggiungere questo suo scopo l’aspirante toga avrebbe convinto un commissario d’esame ad escogitare un sistema che gli consentisse di ottenere al concorso una valutazione favorevole, positiva. A far venire a galla l’accaduto un messaggio, un sms, inviato per errore al commissario sbagliato. Ora per il ragazzo ed il commissario coinvolto nella vicenda pende una richiesta di giudizio immediato.

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L’escamotage usato per truccare il concorso 

A rivelare l’esistenza dell’inchiesta terminata a dicembre e che vede al centro dei fatti la futura toga ed il commissario, accusati adesso del reato di abuso di ufficio – è il procuratore capo di Roma, in occasione del convegno organizzato nella sede della corte dei conti del Lazio ed avente come oggetto proprio il reato di abuso di ufficio. Il modus operandi utilizzato per truccare l’esito del concorso in magistratura ordinaria era piuttosto banale. Consisteva nel lasciare un segno nel compito da valutare positivamente così da renderlo riconoscibile ed andando, dunque, a colpo sicuro nell’ottenimento della valutazione positiva. Il mancato  magistrato e il commissario credevano di non essere scoperti, che il loro trucco fosse infallibile ma hanno dovuto ridimensionare le proprie aspettative. Per errore, infatti, il messaggio con il segno identificativo è stato inviato sul telefonino di un altro commissario che ha subito denunciato l’accaduto e nel giro di poco si è riusciti a risalire ai responsabili.

Tentato abuso di ufficio 

Scoperti i responsabili, restava da appurare il reato da contestare loro. Non essendoci stato scambio di denaro, è stato escluso il reato di corruzione. Una ‘marachella’ che è costata cara ai due protagonisti della vicenda, ora chiamati a rispondere del reato di tentato abuso di ufficio e per i quali pende una richiesta di giudizio immediato. 

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