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Coronavirus: i tedeschi sono già in spiaggia, noi ancora bloccati in casa. Formigli: ‘Impariamo dalla Germania’

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Mentre Conte frena sulla Fase 2 nonostante gli italiani non ce la facciano più a reggere economicamente la quarantena con le chiusure delle attività commerciali, in Germania la vita sta riprendendo il suo corso seguendo una strada molto diverso rispetto a quanto succede da noi. Ieri, come dimostrato dalla foto, centinaia di persone affollavano la spiaggia del fiume Isar, a Monaco di Baviera. Senza che ci fossero assembramenti, con le dovute distanze tra un nucleo familiare e l’altro, ma senza che ci fosse bisogno di andare in giro con una “giustificazione” scritta per poter prendere un po’ di sole. A mostrare la foto Corrado Formigli, il conduttore di Piazzapulit, che in un lungo post su Facebook punta il dito contro il Governo e le differenze tra l’Italia e la Germania.

“Questa fotografia è stata scattata alle ore 15 di ieri, sabato 18 aprile 2020, sulle sponde dell’Isar, nel cuore di Monaco di Baviera. È un’immagine che si presta a una serie di osservazioni. Innanzitutto notiamo che non ci sono anziani, i più fragili e vulnerabili. Le persone si raggruppano per nuclei familiari, per il resto si distanziano quel che serve. In sintesi, i cittadini si regolano sulla base del proprio senso di responsabilità, senza autocertificazioni cartacee. La presenza della polizia è molto discreta. Com’è possibile? – scrive Formigli nel suo post –  È noto che la Germania ha saputo gestire il contagio piuttosto bene. I contagiati ufficiali oggi sono oltre 142 mila, i morti complessivi circa 4300. L’età media dei malati è molto più bassa che in Italia, secondo gli esperti per via della peculiarità della società tedesca dove i ragazzi vanno a vivere da soli presto e frequentano poco gli anziani (e dove il contatto fisico è molto meno accentuato che da noi)”.

Ma di certo non dipende solo da questo. La sanità incide parecchio…

“Inoltre, l’alto numero di tamponi eseguiti tempestivamente – precisa infatti Formigli – ha permesso di mappare rapidamente il territorio e isolare i contagiati con più efficacia. Per fare tanti tamponi, la Germania si è avvantaggiata di un piano pandemico ben organizzato e di ottime scorte di reagenti chimici, quegli stessi reagenti di cui l’Italia si trova drammaticamente a corto. Stesso discorso vale per i Dpi, i dispositivi di protezione, distribuiti efficacemente al personale sanitario, e per i respiratori, abbondanti in Germania dove ci sono alcuni dei più importanti produttori al mondo di ventilatori polmonari. A tutto questo aggiungiamo che la Germania aveva prima del contagio cinque volte i posti di terapia intensiva dell’Italia (con una volta e mezzo degli abitanti), numero ulteriormente aumentato durante l’epidemia. Insomma, i tedeschi non si sono mai lontanamente trovati con le terapie intensive esaurite come purtroppo è accaduto in Lombardia. Le aziende tedesche non sono mai state chiuse e i parchi sono sempre stati tenuti a disposizione dei cittadini pur nel rispetto delle regole di distanziamento”.

Abbiamo sbagliato tutto?
“Ora, senza ombra di polemica – prosegue Formigli – prima di sputare sui tedeschi additandoli come i “nipotini di Hitler” (come ha fatto uno sciagurato senatore della Repubblica che neppure è degno di essere nominato) e attribuire l’esplosione del contagio e il numero dei morti in Lombardia alla “sfiga” magari studiamo un po’ meglio chi è stato più bravo di noi. Perché l’Italia sarà anche stata sfortunata. Ma la mancanza di Dpi, la scarsità di terapie intensive, la mancanza di scorte di reagenti chimici, il poco personale sanitario, l’insufficiente coordinamento fra Stato e Regioni, la mancanza di produttori nazionali di materiale sanitario cruciale in caso di epidemie, l’indebolimento dei presidi sanitari territoriali, ecco: quella non è sfiga. È il segno di un Paese preso enormemente alla sprovvista dal Covid 19 e che dovrà umilmente imparare molte cose da chi ha fatto meglio di noi. Se non altro, per rispetto delle 23 mila vittime di questo disastro”.

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