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Dress code in Parlamento, ‘bagarre’ in aula sull’abbigliamento: lo stile deve essere ‘consono’

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Anche lo stile è una questione politica. Mentre il Paese brucia al Sud e sprofonda tra le acque al Nord, il “Transatlantico” dedica invece la sua attenzione all’outfit dei parlamentari proponendo un vero e proprio “dresscode” per Montecitorio. L’idea arriva da Salvatore Caiata, ex grillino ora in forza FdI, nonché primo firmatario di un ordine del giorno che impone “un abbigliamento più decoroso” nelle istituzioni.

Sneaker e cravatte diventano così il pomo della discordia tra maggioranza e opposizione, un dibattito tira e molla tra chi parla di decoro e chi ritiene invece la questione futile rispetto ai problemi reali del Paese, come l’abolizione del reddito di cittadinanza, con migliaia di famiglie in difficoltà economiche.

Cos’è il “dress code” parlamentare?

Il 2 agosto a Montecitorio è stato esaminato un ordine del giorno presentato da Salvatore Caiata con Fratelli d’Italia. Il testo, a dire il vero, riprende un provvedimento preesistente, avanzato da Martina Semenzato di “Noi Moderati”, e lo riformula in versione “soft”, proponendo un abbigliamento “consono alle esigenze di rispetto della dignità e del decoro dell’Istituzione”.

Il testo è stato approvato con 181 voti favorevoli e 100 contrari, e ha scatenato una notevole bagarre in aula tra i votanti, sconvolti dall’assurdità della proposta.

Cadute di stile in Parlamento

Come raccontato anche su Il Fatto Quotidiano, il pentastellato Riccardo Ricciardi avrebbe sottolineato che al momento c’è un altro ordine di priorità per cui “Gli italiani soffrono per andare a fare la spesa, non è questa una perdita di credibilità e di decoro per le istituzioni?”

La questione è evidentemente molto sentita però dal centrodestra. Per la leghista Simonetta Matone, per esempio, la carriera politica non è assimilabile al footing, con una sottile frecciata alle scelte stilistiche di Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, nota per il suo abbigliamento informale e immortalata spesso in sneaker.

Alle osservazioni composte, sono poi seguite letteralmente dei gesti plateali. È il caso del bersaniano Federico Fornaro, che ha minacciato di togliersi la giacca, un capo obbligatorio per chi mette piede alla Camera dei deputati. Come ricordato pubblicamente, esistono infatti già delle disposizioni istituzionali sull’abbigliamento adottato dai parlamentari a Montecitorio.

Regione Lazio, tra outfit e “ritocchini”

La proposta di Caiata in realtà fa eco ad alcune decisioni controverse che FdI avrebbe già adottato alla Regione Lazio. Qui, da settimane, il Consiglio regionale ha imposto un rigoroso dress code per cui “Non ci si può presentare in consiglio regionale in bermuda e infradito. Fa caldissimo, ma parliamo pur sempre di una sede istituzionale”.

Come se non bastasse, il look diventa un biglietto da visita talmente importante a via della Pisana che pochi giorni fa il presidente Rocca ha informato i dipendenti via mail di particolari scontistiche per trattamenti di bellezza come lifitng, botox e filler, con agevolazioni del 20% per numerosi tipi di interventi estetici.

Il tutto in una beauty clinic d’eccezione, Villa Brasini: tra i suoi clienti più “in” vip come Ilary Blasi, Belen Rodriguez e Chiara Ferragni. Ora, anche i dipendenti della Regione Lazio.

Il dress code della Regione Lazio: “Stop a bermuda e infradito anche col caldo”

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