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La crisi dell’assistenza medica a domicilio: “La pandemia è solo una scusa”

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sanità

Le assistenze mediche domiciliari stanno subendo uno stop su tutti i fronti a causa della pandemia (e non solo). Da tempo infatti accrescono le segnalazioni delle famiglie che sono state private del sostegno medico/infermieristico di cui i propri cari hanno bisogno. Parliamo di pazienti (non collaboranti ospedalizzati in casa) che per tanti motivi non sono in grado di compiere semplici ma importanti atti quotidiani. Forse deglutire la propria saliva, poter andare in bagno, respirare con i propri polmoni, sono considerate cose “banali”, ma non lo sono per tutti. La presidente di ADI Famiglie Italiane, Serena Troiani, ha dichiarato che La situazione sta precipitando e la pandemia è una scusa. Ma perché una scusa?

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La crisi dell’assistenza medica a domicilio

Ciò che sta accadendo alle assistenze domiciliari, è il risultato dell’attuazione del Decreto del Commissario ad ACTA n. U00525 della Regione Lazio la cui sperimentazione si è conclusa nel 2020: quest’ultima prevede pacchetti sollievo di massimo 9 ore da attore su tutte le assistenze domiciliari, “in barba” alle necessità di quei pazienti la cui gravità richiede la copertura di turni infermieristici h24. Sempre lo stesso Decreto prevede il taglio quantitativo (e qualitativo) dei materiali necessari alla gestione delle gravità cliniche dei pazienti in questione. 

Dal momento che le Istituzioni non stanno rispondendo agli appelli di numerose famiglie che, da un anno a questa parte, sono costrette a sostituirsi agli infermieri (per di più assumendosi responsabilità e rischi) l’Adi Famiglie Italiane chiede “no al ricovero presso strutture di lungo degenza alternative al modello di assistenza domiciliare integrata“. Sostanzialmente, se la pandemia sta facendo migrare gli infermieri dalle case alle strutture, l’Adi ribadisce che: “I nostri malati non sono di serie b e non sono meno gravi di chi rischia la terapia intensiva a seguito di Covid“. 

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