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L’accusa della Procura per il caso Hasib: “Preso per i piedi dai poliziotti e buttato giù dalla finestra”

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Hasib Omerovic: l'accusa dei pm ai 4 poliziotti

Prima lo hanno ”percosso e minacciato”, e poi, dopo averlo afferrato per i ”piedi, lo hanno gettato dalla finestra della stanza da letto dell’abitazione”, proprio quella in cui Hasib Omerovic viveva assieme con la sua famiglia, in uno dei tanti lotti popolari della periferia romana, zona Primavalle. Dopo tutta la violenta dinamica, i responsabili hanno anche mentito ai loro stessi superiori, mettendo nero su bianco, nella relazione di servizio, che ”il giovane disabile si sarebbe improvvisamente lanciato” dalla finestra, cadendo nel vuoto, e omettendo anche di dichiarare le percosse, le minacce e che, soprattutto, ”era stata sfondata la porta di una stanza interna dell’appartamento”. Tutto ciò rientra nel capo di imputazione he la procura di Roma contesta ai quattro agenti “appartenenti alla Polizia di Stato”: tutti agenti in servizio al commissariato di Primavalle, e tutti accusati di falso e tentato omicidio.

Gli atti ufficiali e le accuse dei pm

Gli atti ufficiali riassumono i fatti sconcertanti dello scorso 25 luglio, quando i quattro agenti indagati avevano bussato alla porta della vittima ”per procedere alla sua identificazione”, come si legge negli stessi atti riportati in parte anche da la Repubblica. Un intervento, quello dei quattro agenti indagati, però, che si era concluso nel peggiore dei modi: la foto di quel giorno mostra il corpo di Hasib Omerovic disteso sull’asfalto e una cartella clinica che parla di diverse fratture alla testa, nonché alle costole e allo sterno, una lussazione all’omero e traumi evidenti a fegato, milza, rende con diverse ferite localizzate anche all’altezza del torace. Le accuse, però, sono ancora tutte da provare. Così come da trovare rimane il movente di una tale presunta violenza.

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Le ipotesi sul movente

Ma ci sarebbero, comunque, alcune ipotesi. Si pensa infatti che le ragioni potrebbero risiedere nelle voci di quartiere – e in alcuni post Facebook – secondo le quali Hasib viene dipinto come un ragazzo problematico che avrebbe disturbato diverse ragazze, e forse anche la nipote di uno degli indagati. Il che avrebbe portato gli indagati ad un intervento ”muscolare”. Ad ogni modo, quello che viene definito un intervento per ”procedere all’identificazione”, nelle parole della sorella di Hasib, e stando alle condizioni del suo corpo, fa pensare in realtà un pestaggio in piena regola, brutale e violento. L’unica testimone oculare è Sonita, infatti, una 32enne con un ritardo mentale: la ragazza afferma di aver visto gli agenti picchiare Hasib con un manico di scopa, il quale poi è stato anche ritrovato spezzato e appoggiato ad una parete della casa. 

La linea della difesa

La linea seguita dalla difesa, poi, parla di una porta chiusa per mezzo di un lucchetto, quando gli agenti sarebbero arrivati sul posto. Secondo uno dei poliziotti, la serratura, dunque, sarebbe stata spezzata con una spallata perché il soggetto si era rifiutato di aprire, nonostante l’invito degli agenti a farlo. Dopo l’apertura, forzata, della porta, Hasib si sarebbe lanciato improvvisamente dalla finestra, dopo aver alzato la tapparella, una serranda che, sostiene la famiglia di Hasib, era rotta da tempo e non si alzava se non forzandola. Nessuna spiegazione, invece, in merito al manico di scopa e sul pestaggio denunciato dalal famiglia. Hasib, intanto, è ancora in ospedale, e ancora non può raccontare nulla. 

 

 

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