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Liliana Resinovich, il giallo sulla morte della 63enne: il gip rigetta l’archiviazione

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Resta ancora avvolta dal mistero la scomparsa e il ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich. Gli investigatori non sono ancora riusciti a dare risposte a un caso che ha tutti i contorni del giallo. Tanto che la Procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione, alla quale si sono opposti i familiari della 63enne delal quale si sono perse le tracce il 14 dicembre del 2021 e che è stata ritrovata morta il 5 gennaio del 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico,  nella zona della Rotonda del Boschetto, nel quartiere di San Giovanni, a Trieste. La testa della donna, al momento del ritrovamento, era avvolta in due sacchetti di plastica.

Il gip rigetta l’archiviazione e dispone nuove indagini

Il giudice per le indagini preliminari, Luigi Dainotti, ha accolto la richiesta della famiglia della 63enne che vuole sapere cosa è successo a Liliana. Sono 25 i punti sui quali il magistrato ha chiesto di svolgere nuove indagini e tra queste, una nuova consulenza medico legale, anche con la riesumazione della salma, se necessario; la verifica della celle telefoniche dell’area del ritrovamento e del traffico del cellulare della vittima, l’esame di tutti i dispositivi elettronici delle persone vicine alla vittima, non escluso il marito Sebastiano Visintin e Claudio Sterpin, amico della donna.

Si continua a indagare per omicidio volontario

Le attività investigative proseguono quindi con l’ipotesi di reato di omicidio volontario e il gip ha chiesto anche di fare un raffronto tra i Dna rinvenuti sulla bottiglietta e sugli slip di Liliana con il profilo genetico di varie persone attenzionate nelle indagini e di effettuare esami comparativi tra l’impronta guantata e i guanti utilizzati dagli operatori per accertare o escludere l’intervento di terzi sui sacchi nei quali era chiuso il cadavere e di comparare la stessa impronta con il guanto trovato nei pressi del corpo.

Troppi i punti oscuri sulla morte di Liliana

Il magistrato che ha chiesto ulteriori indagini sul caso, concorda con la famiglia nel ritenere che si sono tanti punti oscuri sui quali è necessario fare chiarezza. La donna aveva delle lesioni che devono trovare spiegazioni e anche il luogo in cui è stato trovato il cadavere e le buste in cui era avvolta la testa della vittima non fanno propendere per il suicidio.

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