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Scoperta maxi frode nelle forniture Covid: 2.000.000 di kit non idonei e oltre 9 milioni sequestrati

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Roma. Il periodo Covid è stato difficile, intenso, sotto ogni punto di vista. La risposta alla pandemia doveva essere rapita e celere, per far fronte nel migliore dei modi possibili all’emergenza e correre ai ripari. Ora, però, i nodi stanno venendo tutti al pettine, grazie alle indagini portate avanti nei due anni e alle nuove testimonianze emerse. Come nell’ultimo caso. 

Sequestrati 9 milioni ad una società milanese

Ben 9 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza ad una società milanese, quale profitto dei reati di turbata libertà degli incanti e frode nelle pubbliche forniture, allo stato degli atti contestati, commessi in danno del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19.

Il sequestro è stato effettuato da i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, che hanno eseguito il provvedimento con il quale il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma.

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La gara nel luglio 2020

Il fatto fa riferimento ad una gara bandita nel mese di luglio 2020, per la fornitura di 2.000.000 di kit rapidi per l’effettuazione di test sierologici per la diagnosi dell’infezione da Sars Cov-2. In sede di offerta, la società sotto la lente degli operatori, stando alle indagini recenti, avrebbe fornito dati non veritieri sulle specifiche tecniche dei kit.

Studio di validazione ambiguo

Il tutto anche allegando l’estratto di uno studio di validazione per superare le perplessità espresse dalla Commissione di gara. Nonostante questo, però, nel libretto informativo di accompagnamento agli stessi prodotti, consegnati a seguito del contratto di fornitura poi stipulato, erano riportate caratteristiche prestazionali inferiori a quelle comunicate in precedenza.

La misura cautelare reale è stata emessa nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati.

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