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“Mi ha costretta a tatuarmi il suo nome in faccia”: poi le botte e i maltrattamenti, condannato l’aguzzino

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Violenza tivoli

Una storia, l’ennesima, di maltrattamenti da parte di chi sostiene di amare una donna e invece ne è il principale incubo. Ma per l’aguzzino, un uomo di 41 anni di Roma, la condanna è stata confermata anche dalla suprema corte di Cassazione che ha messo così nero su bianco per l’ultima volta quanto sopportato, per paura, dalla ex compagna. 

La costringe a tatuarsi il nome in faccia

La vicenda era venuta alla luce nel dicembre del 2019. L’uomo, come riportato da Repubblica, era già stato condannato nei primi due gradi di giudizio e oggi si trova in carcere a scontare la sua pena; ma adesso è arrivata l’ulteriore riprova della sua colpevolezza. Quella definitiva. Tra gli atti contestati all’uomo, oltre alle botte e ai maltrattamenti nei confronti della ex, c’è in particolare quello di aver costretto l’allora ragazza a tatuarsi il suo nome – ma anche altri segni quali croci e lacrime – contro la sua volontà e chiaramente all’insaputa del tatuare. Lei però non lo aveva mai denunciato: decisiva per far emergere il caso, allora, era stata l’aggressione subìta da parte del suo ‘compagno’ in un locale pubblico con conseguente intervento delle forze dell’ordine.

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L’incontro sui social

I due, che si erano conosciuti sui social, avevano convissuto per un breve periodo che è stato però ritenuto sufficiente dal Giudice per far scattare anche l’accusa di maltrattamenti in famiglia in quanto non è il fattore temporale in sé (elemento sul quale ha puntato la difesa) a fare da discrimine quanto più “la prospettiva di stabilità e una attesa di reciproca solidarietà” che in questo caso è stata accertata nella coppia. L’uomo, pertanto, dovrà scontare sei anni e otto mesi di reclusione con le accuse di lesioni aggravate e per aver segnato in modo indelebile l’aspetto della ragazza attraverso i tatuaggi. Oltre che, per l’appunto, per maltrattamenti in famiglia.

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