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Minacciava di morte la moglie e la picchiava, arrestato il marito ad Anzio

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Minacciava di morte la moglie e la picchiava, arrestato il marito ad Anzio. La storia arriva da una famiglia africana residente sul Litorale Romano, con la moglie che era vessata dalle manie persecutorie del marito. Infatti, l’uomo la controllava in maniera ossessiva attraverso le piattaforme di messaggeria WhatsApp e Messenger, non lasciando libertà alla ragazza. Peggio andava quando la donna non rispondeva ai messaggi del marito, dove quegli istantanei si trasformavano in minacce di morte o addirittura aggressioni sotto il tetto coniugale. 

Il marito picchiava la moglie ad Anzio

Contestualmente i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un 35enne di origini centroafricane, come sostituzione della precedente misura degli arresti domiciliari in atto per maltrattamenti in famiglia. L’uomo, nonostante fosse sottoposto alla misura a seguito di denuncia da parte della persona offesa, continuava con le sue condotte vessatorie e minacciose anche tramite l’utilizzo di applicazioni di messaggistica. Per questo motivo è stato arrestato e condotto presso la casa circondariale di Velletri.

Una storia di violenza domestica in piena regola, che non trova giustificazioni nella dimensione di appartenere ad un’altra cultura da parte del marito. Infatti, nelle azioni portate avanti dall’uomo nel giro di mesi, si evince come ci sia un totale disprezzo per la figura della donna. Ma non solo. Proprio queste condizioni, di pura violenza, dovrebbero essere sempre denunciate da quelle donne che purtroppo ne diventano abituali vittime.

In tal senso, sempre più spesso sentiamo sui media le storie di violenza domestica o di violenza sulle donne. Dinamiche che spesso fanno esplodere i più tragici degli epiloghi, come possono essere i volti sfigurati di alcune ragazze, aggressioni con armi da fuoco o addirittura omicidi. Oggi, tutelarsi in qualità di donna passa anche dalla denuncia delle proprie vessazioni alle Forze dell’Ordine, che possono tutelare al meglio le vittime. 

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