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Nessuna udienza per il figlio del boss Casamonica, può tornare libero: il cortocircuito della giustizia

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Casamonica: il figlio del boss torna in libertà
Roma. Christian Casamonica, il 38enne figlio di Ferruccio e rampollo del clan che ha messo radici nel quadrante Est della capitale, potrebbe tornare libero il 17 luglio prossimo. Sono passati, infatti, ben 12 mesi dalla sentenza di condanna a 8 anni di carcere emessa il 16 luglio del 2021.

Il figlio del boss Casamonica presto in libertà

Ma la Corte d’Appello di Roma non ha ancora fissato la data per il secondo grado di giudizio. Di conseguenza, il rischio di superare i termini previsti dalla carcerazione preventiva è molto concreto. Il protagonista di uno dei processi storici nella Capitale, in cui è stata riconosciuta la sussistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, potrebbe tornare in libertà. 

I fatti del 2020

Definirlo un cortocircuito giuridico è riduttivo. Ma per comprenderne le ragioni bisognerà fare qualche passo indietro. Era il 16 giugno del 2020, quando la squadra mobile all’alba eseguiva 20 arresti. Il vertice operativo e direttivo della famiglia veniva accusato di reati come estorsione, usura, intestazione fittizia di beni.
 

La storia di Angelo Bruni

Tra i 20 arrestati, c’era anche Angelo Bruni, il titolare di un bar che dalle intercettazioni sembrerebbe un sodale del clan. Bruni aveva contrato un debito con i Casamonica, per 3 anni ha tentato di ripagarlo, diventando un mezzo affiliato e finendo per dover intestare ai Casamonica due bar e la pompa di benzina del suocero. I suoi interrogatori, però, diventano essenziali in fase di processo.

Il risarcimento dovuto

Oltre alle condanne, il processo restituisce un’altra verità importante: il giudice Andrea Fanelli condanna Christian Casamonica e la moglie Griselda Filippi al risarcimento dei danni subiti da Angelo Bruni, dalla moglie e dal suocero ma soprattutto dichiara la nullità di tutti i contratti con cui le tre vittime avevano ceduto la proprietà dei bar e della pompa di benzina alla moglie di Christian, ordinandone la restituzione (La Repubblica).

Il cortocircuito della giustizia

E ora arriviamo all’intreccio. Perché l’11 febbraio scorso, la sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma emana la confisca dei beni per un valore di circa 20 milioni, tra cui anche i bar e la pompa di benzina di Angelo Bruni e del suocero Gianfranco Mattei.
 
Il cortocircuito, in questo caso, è il seguente: pur riconoscendo che quei beni sono frutto di un’estorsione, il tribunale dichiara che il titolare effettivo dei contratti è un membro dei Casamonica e quindi dispone la confisca, contravvenendo peraltro alla sentenza emessa il 16 luglio scorso dal giudice Fanelli.

Oltre il danno, anche la beffa

Il danno sì, ma anche la beffa. Giorno 5, la sezione delle misure di prevenzione dovrà esporre la sua posizione davanti all’appello presentato dall’avvocato delle vittime Mauro Danielli. Come anticipato, poi, il 16 luglio scadranno invece i termini della custodia cautelare per Christian Casamonica. In tutto questo, però, la Corte d’Appello avrebbe la facoltà di sospendere per 90 giorni i termini di decadenza della custodia cautelare. Un provvedimento che potrebbe risultare vitale, prima che sia troppo tardi, per salvaguardare chi ha avuto il coraggio di denunciare.
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