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Omicidio Cerciello, lo sfogo della moglie: ‘Che non passi il messaggio che qui si possano uccidere i servitori dello Stato’

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mario cerciello rega

Roma. L’amaro e pungente commento di Rosa Maria Esilio, la moglie del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, è arrivato diretto: ”Che non passi il messaggio che in questa nazione, senza conseguenze concrete, si possa trascorrere le proprie vacanze portando al seguito armi, comprando droga e uccidendo servitori dello Stato”. 

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Il commento, riportato anche da il Messaggero, è arrivato all’indomani della sentenza della Cassazione che sembra aver messo in discussione tutto l’impianto accusatorio che veniva contestato ai due amici di San Francisco venuti in vacanza a Roma nell’estate del 2019. Questi erano giunti nella Capitale armati di un coltello da Marines nascosto tra la biancheria, poi, dopo aver lasciato il carabiniere agonizzante sull’asfalto, hanno rifatto nuovamente i bagagli, salendo sul primo volo disponibile per gli Stati Uniti, con quel gravo peso sulla coscienza. A quanto risulta, i giudici della Corte Suprema, hanno ritenuto accettabile, dunque credibile, la tesi della difesa, secondo la quale i due giovani americani non avevano capito di avere di fronte due appartenenti alle forze dell’ordine in quella tremenda notte, aprendo ufficialmente la strada per Finnegan Lee Elder ad una riduzione della pena. Parallelamente, invece, per Gabriel Natale Hjorth, condannato a 22 anni, si è messa in discussione l’accusa stessa di concorso nell’omicidio. 

”Scannato come un vitello”

Come ha spiegato l’avvocato Massimo Ferrandino, legale della vedova: ”La mia assistita pur esprimendo amarezza e disorientamento, intende ribadire la profonda fiducia nella Giustizia e continuare a credere nella massima: “la legge è uguale per tutti”, presente in ogni aula di Tribunale. Ritiene necessario e giusto attendere comunque di leggere le motivazioni della sentenza, con la speranza, in memoria del marito barbaramente ucciso durante il servizio”. La signora Esilio, qualche anno fa durante un’intervista, aveva detto: ”Penso sia l’atto più crudele che possa fare una persona: ucciderlo così in mezzo alla strada, scannato come un vitello. Chiunque conosca Mario non ha mai avuto timore o paura di lui, era un gigante buono”. 

La drammatica vicenda

Ricordiamo, intanto, che i fatti per cui i due si trovano a processo riguardano una vicenda che si è verificata nel quartiere Prati quattro anni fa. Finnegan e Hjorth, due ragazzi statunitensi in vacanza a Roma, in quel giorno, stavano cercando della droga a Trastevere. Qui incontrano Sergio Brugiatielli che gli indica un pusher, ma quando scoprono che della droga non c’è traccia, i due rubano lo zaino di Brugiatelli e gli chiedono cocaina e soldi per la restituzione. Così, l’uomo chiede aiuto ai Carabinieri. I militari, quando cercano di fermare i due presunti assuntori, Finnegan colpisce Cerciello con 11 coltellate e ferisce il collega. Aveva affondato 11 volte, in 20 secondi, una lama da 18 centimetri nel suo corpo, lasciandolo a terra. Poi, erano scappati con il primo volo disponibile. 

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