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Omicidio Michelle Causo: l’ombra di un debito di 30 euro dietro al delitto

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Emergono nuovi elementi, come il fatto che la vittima avrebbe minacciato il suo assassino con una pistola. Si cercano riscontri.

Tra le motivazioni che penderebbero sulla morte di Michelle Maria Causo, la 16enne trovata morta il 28 giugno a Primavalle vicino a dei cassonetti, potrebbe esserci anche un conto in sospeso. Una manciata di euro, non più di 30, avrebbero portato all’omicidio della ragazza? Chiaramente si tratta soltanto di un’ipotesi ma comunque resta tra le piste seguite dagli investigatori come riportato stamattina Repubblica. L’unico sospettato rimane ancora O., un coetaneo originario dello Sri-Lanka e residente in via Dusmet, che è stato arrestato dalle autorità. Il giovane è stato più volte incrociato dagli inquilini del condominio, insospettendo i residenti per losche dichiarazioni. Nel frattempo gli inquirenti hanno disposto entro lunedì l’interrogatorio del 17enne per far luce sull’accaduto e ricostruire le esatte dinamiche dell’omicidio.

Morte Michelle Causo, si indaga sul movente

L’incontro, la lite, poi l’atroce delitto. Ma il movente resta tuttora poco chiaro, ma molti indizi portano al legame che i due ragazzi avrebbero stretto nelle ultime settimane. Michelle, stando agli amici, frequentava spesso O., che era stato presentato anche alla famiglia, con tanto di rassicurazioni. “Tengo a sua figlia”, avrebbe detto il ragazzo alla madre di lei martedì. Dai profili social del sospettato, inoltre, emergono riferimenti a una “cotta”, una rivelazione alternata a immagini di erba e stupefacenti. L’immobile dove si sarebbe compiuto il delitto, tra le 11 e le 12.50 di martedì, è stato sequestrato al momento dalle autorità, per rilevare la presenza di droga e stupefacenti, di cui faceva uso il ragazzo. 

L’esibizionismo “gangsta” sui profili social

Pose da gangster, canne, panetti di droga. La vetrina social di O. è un bigliettino da visita da ragazzo di periferia, con tinte criminali, con tanto di compravendita di “purple drank”, lo sciroppo dei trapper, che vendeva su richiesta. Una vita dark che si intesse con quella di una 16enne che voleva diventare manager della moda, come raccontano gli amici.

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Il migliore amico di Michelle: “Non rispondeva più ai messaggi”

“Non sapevo nemmeno si fossero visti quel giorno”, ha raccontato il migliore amico di Michelle ai microfoni del Tg5. Al momento dell’omicidio, i due stavano comunicando via Whatsapp. Poi, dal nulla, Michelle ha smesso di rispondere. “Ho continuato a scriverle ma dalle 12.50 nessuno mi ha più risposto. Ho provato lo stesso, per poi accorgermi che dalle 16 non le arrivavano più nemmeno i messaggi, mentre prima sì”, ha spiegato il ragazzo.

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