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Peste suina a Roma: avanza l’ipotesi dell’abbattimento in massa. Costa: ”Siamo di fronte a un’emergenza”

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Cinghiali nei pressi della metro Valle Aurelia

Roma. Sono tanti, noncuranti dei pericoli stradali e sono i nuovi padroni della Capitale: i cinghiali hanno fatto propria la città e attraversano addirittura sulle strisce, oltre che attaccare i cani a passeggio e a depredare i sacchi della spazzatura. Altre volte si aggirano anche presso i bar, alla ricerca di qualche avanzo di prima qualità. C’è chi addirittura ha definito il loro comportamento ormai ”domestico” e mansueto.

Invasione della peste suina a Roma

Ora, però, non si tratta più semplicemente di ”concittadini” ingombranti che scorrazzano e partoriscono senza remore anche nelle strade più trafficate della Capitale. Ora, sono anche infetti e portatori di virus. Anche nella città di Roma, infatti, si sono nel corso degli ultimi giorni registrati dei casi di peste suina: lo scorso cinque maggio è stata rinvenuta la prima carcassa contagiata dal virus africano — letale per gli animali (maiali e cinghiali) ma per fortuna non trasmissibile all’uomo. E questo, dopo che la malattia si era già diffusa in altre aree d’Italia, soprattutto fra Liguria e Piemonte. 

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Una difficile soluzione: l’abbattimento

E la soluzione? Certo, una bella gatta da pelare, considerate le diverse opinioni e la difficoltà della questione, già ampiamente nota e radicata nell’opinione pubblica. Da una parte le soluzioni drastiche, dirette, come l’abbattimento in massa, dall’altra la sensibilità ambientale che chiede una maggior efficacia nel controllo e nelle delimitazioni delle aree, una gestione ”civile” che non passi necessariamente dall’uccisione degli animali. 

Le dichiarazioni di Andrea Costa

Andrea Costa, però, nel suo ultimo intervento sul tema è stato abbastanza chiaro: “Rispetto le sensibilità di tutti, animalisti e ambientalisti, ma siamo di fronte a un’emergenza”. Ha parlato di una soluzione che deve passare attraverso degli strumenti non consueti. Ha parlato, lui stesso, di ”invasione delle nostre città e dei nostri parchi”. E poi, ha aggiunto ”Credo sia il momento opportuno per pensare anche a un piano di selezione e di abbattimento importante”. 

L’ordinanza di Zingaretti: recintare la ”monnezza”

Le recinzioni, le misure ”cautelari” e protettive non servono a nulla, dunque. In questo momento non risultato ottimali, anche perché il fenomeno non ne vuole sapere di ridursi o diminuire. L’ultima trovata di Zingaretti con la recente ordinanza di creare delle zone rosse e recintare la spazzatura sarebbe solamente un palliativo, che combatte i sintomi del problema ma non lo elimina, anzi. 

I dettagli e il monitoraggio dell’epidemia

Ovviamente, l’ordinanza è pensata in modo progressivo. In questa prima fase si limita al tentativo di contrastare la diffusione del virus dalla zona “infetta” verso i territori esterni. Ma come recita il testo stesso verrà successivamente aggiornata “in funzione dell’evolversi della situazione epidemiologica”. Intanto è alle sue ultime fasi la delimitazione delle zone infette e continuano le attività di sorveglianza.

La ”zona rossa” 

I confini dell’area nel quadrante “Nord- Nord Ovest” vengono fatti coincidere con il Grande Raccordo Anulare ed a “Est – Sud Est” con il Tevere stando all’ordinanza emessa. A sud, poi, i confini dell’area riguardando Circonvallazione Clodia, via Cipro, via di San Tommaso D’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro De Cristofaro, via Baldo Degli Ubaldi. Ed infine, per quanto riguarda Sud Ovest, il confine è dato da via di Boccea.

 

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