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Polizia Penitenziaria. La denuncia della fonte anonima: mancano i gruppi di intervento specializzati

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Un agente anonimo della Polizia Penitenziaria ci denuncia la mancanza dei gruppi specializzati, che potrebbero evitare scontri gravi

Si possono evitare parte dei morti nelle carceri, in seguito a rivolte ed aggressioni finite nel peggiore dei modi? Si può ottimizzare il lavoro degli agenti, a salvaguardia della loro salute e di quella dei detenuti, risolvendo in meno tempo e nel migliore dei modi le rivolte? A quanto apprendiamo da una fonte anonima presso la Polizia Penitenziaria, pare proprio di sì. Mancherebbero in forza al corpo, i Gruppi di Intervento Specializzati. Si tratta di unità specifiche ed addestrate proprio per questi casi specifici. Il loro lavoro è quello di intervenire in caso di rivolte ed aggressioni e sono formati per riportare la situazione in sicurezza con il minor danno possibile.

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“Vogliamo capire che fine hanno fatto i gruppi di intervento”

La nostra fonte ci mette di fronte ad una realtà che non si conosce. La Polizia Penitenziaria sarebbe dotata di unità specializzate, con l’obiettivo di riportare la situazione alla normalità nelle carceri in caso di rivolte ed aggressioni in cui siano coinvolti detenuti facinorosi a vario titolo. E chissà se, anche rispetto ai recenti fatti di cronaca, i recenti fatti presso carceri come Velletri, Frosinone e Teramo, si sarebbero così risparmiate delle vite. Chissà se si sarebbero potuti evitare ferimenti, di detenuti e agenti, con conseguente riduzione di un danno che ad oggi non può più essere ridotto. “Dall’otto al dieci settembre presso il carcere di Viterbo, le escandescenze sono andate avanti per due giorni. Poi è morto un detenuto marocchino“, ci racconta la fonte, aggiungendo che: “Vorremmo capire, perché secondo noi questa è una delle cause principali di ciò che accade, che fine hanno fatto i Gruppi di Intervento. Le amministrazioni penitenziarie ce lo dovrebbero dire“. La sostanza è questa; perché non si rimette a sistema il personale specializzato per calmierare il fenomeno, ottimizzando così tempo risorse? Perché non si prende una decisione alla portata delle amministrazioni, al fine di evitare morti e ferimenti gravi?

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“C’è chi ci ha messo la faccia. Ma poi come sempre non si è fatto nulla”

Continua l’agente: “Che fine hanno fatto, vogliamo sapere, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca? In passato, e lo sappiamo bene, presso le carceri di Teramo, Rebibbia e Frosinone questi Gruppi di Intervento risolvevano la situazione in poco tempo, in maniera efficace e senza danni“. Sappiamo che i sindacati della Polizia Penitenziaria non si risparmiano mai in vertenze, anche pubbliche. Viene quindi da chiedersi come mai non si batte il pugno sul tavolo rispetto a questo argomento. “Qualche sindacato in passato si è esposto esplicitamente“, ci dice, ma sottolineando che: “Ma il gioco dei sindacati è anche quello del potere. Molti sono compiacenti col sistema“. E allora lo chiediamo noi. Non è forse il caso di prendere provvedimenti concreti rispetto a questa criticità?

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