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Roma, droga nascosta nella sigaretta elettronica: ‘beccato’ ex badante di un cardinale

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Roma. Apparentemente insospettabile, si è poi rivelato spacciare stupefacenti. Al centro della vicenda un uomo – 60enne filippino – in Italia da più di trent’anni e che ha ricoperto a lungo il ruolo di badante di un  porporato in Vaticano. L’escamotage da lui adottato per spacciare l’anfetamina consisteva nell‘inserire la droga nella sigaretta elettronica, modello puff. L’uomo oltre a passare ai propri clienti la sigaretta elettronica vendeva stupefacenti ed è stato ‘beccato’ dagli agenti di polizia, durante un servizio di controllo, nei pressi delle fermata della metro Ottaviano. A riportare la notizia è il Messaggero. 

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L’attività di spaccio e il lavoro come badante per la famiglia di un cardinale 

Gli agenti avevano notato l’uomo, insieme ad un suo connazionale, in atteggiamenti sospetti proprio vicino alla stazione metropolitana: prima lo scambio di soldi, poi quello della sigaretta elettronica, all’interno della quale, al posto della batteria, c’era una dose di shaboo. A rivelare l’identità del pusher è stato il connazionale che una volta preso dagli agenti, se in un primo momento ha negato di esser lì per la vendita di droga ha poi ammesso la verità riferendo di aver avuto – anche altre volte e con lo stesso modus operandi- un appuntamento con il 60enne.

Quest’ultimo è arrivato in Italia nel 1987 e per 27 anni ha lavorato come domestico presso la famiglia di un cardinale in Vaticano. Anche se al processo ha detto di essere andato via perché alla morte del porporato i familiari non avevano più bisogno di lui, il suo precedente per droga lascia sospettare che i motivi del licenziamento siano stati altri. Senza permesso di soggiorno, l’uomo vive con la moglie invalida motivo per il quale la richiesta di divieto di dimora presso il comune di Roma non è stata accolta. Applicata invece la misura dell’obbligo di firma. 

L’arresto e l’udienza 

Scattato l’allarme, il pusher è stato trovato con 300 euro in contanti all’interno del portafogli. Giunti nella sua casa, gli agenti hanno poi trovato – nascosto sotto ad uno straccio – un bilancino di precisione. Arrestato in flagranza di reato, al processo per direttissima che lo ha visto coinvolto, l’uomo ha negato ogni accusa sostenendo che i soldi che sono stati trovati gli erano della moglie invalida e che gli servivano per pagare le bollette. 

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