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Roma, orrore e mistero intorno all’uomo deceduto a Torrevecchia

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Tentato omicidio Roma
“Attenzione, in via Monte Bruno dove ieri si è suicidato un signore: brandelli di sangue e materie celebrali sul lato della strada … con i cani passate dal  lato opposto per evitare di passarci sopra…”
Il sinistro allarme lanciato poche ore fa da un utente di Facebook ci era sembrato inverosimile. E di pessimo gusto. Purtroppo era tutto vero. All’indomani della tragedia verificatasi nel pomeriggio di ieri nel quartiere di Torrevecchia, restano sull’asfalto le tracce raccapriccianti e inequivocabili di una morte in diretta che nessuno fino a questo momento si è preoccupato di lavare  O semplicemente coprire in qualche modo. E, come se non bastasse, qualcuno  – forse un po’ troppo distratto dal ritmo frenetico in cui siamo immersi tutti ogni giorno – ha pensato bene di parcheggiare la propria auto su quei miseri resti. L’unica testimonianza rimasta di una vita passata, sembra, senza lasciare traccia.

Cacciatore suicida: 61enne morto senza lasciare tracce di sé 

Un alone di fitto mistero aleggia di fatto intorno alla figura del 61enne che ieri, estraendo un fucile dal retro della sua autovettura, è rimasto ucciso da un unico colpo alla gola. Qui pare che nessuno lo conoscesse né si ricordano di lui. Giulio, un anziano signore che in questo quartiere ci vive da sempre, ci indica un balcone al primo piano di fronte alle auto dove abita qualcuno che pare lo conoscesse bene. Ma nessuno vuole aprirci il portone.

Suicidio? questa la versione ufficiale. Ma il fratello  – incontrato per caso sul luogo dove si è consumato la tragedia  – non lo dà per certo. Un uomo alto, brizzolato, ben vestito che certo non dà adito a formulare ipotesi fantasiose. “Mi scusi, non voglio parlare!” ci allontana con un gesto della mano. Chiediamo scusa per l’intrusione e nel vicino vivaio andiamo a prendere un fiore, uno solo, poiché di fiori o piantine per ricordare quell’uomo “invisibile” non ve n’è neanche l’ombra.

Una gerbera per ricordarlo

Vedendoci tornare con una grossa gerbera bianca in mano, l’uomo rientrato nel frattempo nella sua macchina in compagnia di quello che poteva essere a prima vista un funzionario delle forze dell’ordine o un avvocato, cambia tono e affacciandosi al finestrino ci indica il punto esatto dove suo fratello ha cessato di esistere. A pochi metri da noi, poco più avanti, vediamo quello che non avremmo mai voluto vedere. Sconcertante. E macabra visione. “Speriamo che la verità salti fuori”, azzardo con un filo di voce.
“Salterà fuori la verità, stia tranquilla  – percepiamo in lui più rabbia che dolore – DEVE saltare fuori”, esclama.
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