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‘Se tra venti minuti non ho i soldi ti gonfio’: così l’usuraio minacciava le vittime

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Figlio di p… dimmi dove stai, pauroso di m…“: questa era una delle frasi con cui Alessandro C. arrestato lo scorso 3 dicembre per usura insieme ad altre 6 persone, terrorizzava le sue vittime. “Senti Alessa’, guarda, veramente non ce la faccio più, mi stai uccidendo, così“, gli risponde la vittima di turno, assicurandogli che sta facendo di tutto per “cercare i soldi in giro come una mignotta”. Ma lui, l’usuraio, non si commuove, anzi, rincara la dose: “Ti spacco tutto, non me ne frega niente di quello che dici. Mi devi dire dove stai. Non avere paura: dove stai?” e, quando l’altro non risponde: “Ti trovo e ti strappo le corde vocali e non ti faccio più lavorare. Ma voglio esagerare perché ti meno, ti prendo a cascate in faccia, promesso”.

Questo è solo uno stralcio delle conversazioni che hanno permesso ai carabinieri di arrestare, nei giorni scorsi, 7 persone che – approfittando delle difficoltà economiche altrui – concedevano prestiti a tassi usurai tra il 150% ed il 500% su base annua. A capo dell’organizzazione, che operava tra Roma (soprattutto nei quartieri Monteverde e Primavalle), Cerveteri e Ladispoli, Alessandro P. e Alessandro C., ma era quest’ultimo che principalmente si occupava della gestione dei rapporti con le vittime, dell’estorsione delle somme e della modalità di incasso. Ma non c’erano solo l’usura e l’estorsione: a queste si univa il traffico di cocaina, riciclaggioimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita in concorso, trasferimento fraudolento di valoriemissione di fatture per operazioni inesistenti e abusivo esercizio del credito. 

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“Prestiti” con tassi fino al 500% annuo

Tra marzo 2019 e giugno 2020 le indagini svolte dai carabinieri attraverso hanno consentito di documentare diversi prestiti concessi dai due principali indagati a privati cittadini in difficoltà economiche, con un tasso usurario tra il 150% ed il 500% su base annua, i cui proventi, calcolati in almeno 111.000 euro venivano riciclati mediante versamenti su carte Poste-Pay intestate all’ex moglie di Alessandro C.. Come spesso accade in questi casi, quando le vittime dell’usura non riuscivano a versare le somme richieste, venivano minacciate di ritorsioni, al fine di indurle a racimolare il denaro richiesto.

Le minacce: “Quando senti il casco che ti esplode sul naso, il problema è tuo”

Per costringere a pagare in modo puntuale i clienti in difficoltà, gli usurai ricorrevano alle minacce più feroci, terrorizzando i loro clienti fino a renderli succubi a livello psicologico. “Ti gonfio… ti esplodo”, “Tu hai preso i soldi dai miei amici e me li devi ridare. Adesso domani mi riporti i 20 sacchi (intesi per 20 mila euro, ndr) e mi levi da questo problema, punto”. “Dammi respiro, non ce la faccio più”, chiede la vittima. “Devi morire. Vuoi respiro? Devi rispettare le date che ti ho detto, non te lo spiego più… basta. Quando senti il casco che ti esplode sul naso, il problema è tuo”. La vittima, un avvocato, sta pagando un prestito a un tasso del 33,3% mensile, ovvero del 400% annuo. La tecnica adottata per far sì he le vittime restino sempre tali era semplice: si facevano pagare solo gli interessi, in modo tale che la quota capitale restava praticamente intatta o quasi. Cifre comunque molto alte, migliaia di euro (sono stati dimostrati versamenti molto consistenti)  che mettevano in difficoltà i creditori, visto che i pagamenti erano mensili e a tassi esorbitanti.

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“Te giuro su mio padre: stavolta te gonfio”

L’avvocato non è certo l’unica vittima: ce ne sono molte altre e tutte devono subire le minacce degli usurai al minimo ritardo dei pagamenti. “Alle dieci devono stare là, se non ci stanno ti spacco tutto, te giuro su mio padre: stavolta te gonfio”, dice a un altro “cliente”, a cui dà mezz’ora di tempo per caricare la postepay della rata dovuta. La vittima in 3 anni, da quanto appurato dagli investigatori, ha effettuato ben 129 ricariche ai suoi usurai: prevalentemente, anche in questo caso, si tratta dei soli interessi, per un totale di 24.592 euro. Un prestito di 300 euro si era trasformato in 500 euro da restituire entro due giorni. Un’altra vittima vede il suo debito passare da 3000 a 5000 euro nel giro di appena cinque mesi.

I collegamenti con Roberto Fittirillo

Nelle intercettazioni si parla di acquisto di sostanze stupefacenti, che viene comprata da “Zio“, soprannome di Roberto Fittirillo, uno dei maggiori boss romani ed ex componente della banda della Magliana, arrestato nella recente operazione “Magliana Fenix”

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