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Travolto e ucciso sull’Aurelia: assolto il pirata della strada, non si fermò a prestare soccorso | Rabbia dei familiari della vittima

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Ioan Puscasu

I congiunti della vittima non sanno capacitarsi della sentenza emessa dal giudice di Civitavecchia e ci tengono a precisare quanto per loro fosse importante il processo.

Assolto il pirata della strada, non si fermò a prestare soccorso a Ioan Puscasu – ilcorrieredellacitttà.com

 

Tanta amarezza per una sentenza che “non ci rende alcuna giustizia” e anche per essere passati per quasi “disinteressati” a un processo “a cui invece tenevamo moltissimo“. A parlare e a precisare, attraverso i legali che lo hanno assistito unitamente a tutti gli altri familiari, è Catalin, uno dei due fratelli, gemelli di Ioan Puscasu: il 43enne di origini rumene, residente da tempo Tarquinia, che fu travolto e ucciso da un’auto pirata nel tardo pomeriggio del 22 gennaio 2023.

Solo poche ore fa la famiglia di Puscasu ha appreso che l’autista, responsabile dell’omicidio stradale, è stato condannato a otto mesi di reclusione per fuga e omissione di soccorso, ma assolto per la morte del 43enne.

Condannato l’autista che uccide Ioan Puscasu: assolto per l’omicidio

Ioan Picasu fu investita a gennaio 2023 all’altezza del chilometro 113 della Statale 1 Aurelia, nel territorio comunale di Montalto di Castro, nel viterbese, su un tragitto che stava percorrendo a piedi. Il conducente dell’auto che lo investì quel giorno, è stato condannato a otto mesi di reclusione per fuga e omissione di soccorso, ma assolto per il reato più grave, con grave sdegno della famiglia.

“Siamo profondamente delusi dall’esito del processo: la persona che ha investito mio fratello scappando e lasciandolo al suo destino non farà neanche un giorno di carcere e non è giusto”, lamenta Catalin Puscasu, alludendo alla sentenza pronunciata all’esito dell’udienza del 5 marzo scorso dal giudice del Tribunale di Civitavecchia. Il responsabile dell’investimento, M. M., 57 anni di Santa Marinella, poche ore dopo l’investimento si era costituito presso i carabinieri di Civitavecchia. Anche il Pubblico Ministero della Procura di Civitavecchia, titolare del procedimento penale, aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell’imputato, sostenendone poi la condanna durante il dibattimento, conclusosi col rito abbreviato secco scelto dall’imputato.

Travolse Puscasu per poi fuggire in auto: vittima mutilata dalle altre auto

Secondo la ricostruzione dei vari periti, coinvolti nel caso, e sulla base di quato aveva scritto il Pm nella sua richiesta di processo, il 57enne e conducente del veicolo quella notter era diretto verso Civitavecchia, quando, trasgredendo il codice della strada avrebbe preso in pieno Ioan Puscasu, “cagionandone la morte avvenuta a seguito dell’impatto e del conseguente sbalzo nella carreggiata opposta: il corpo della vittima, che stava camminando lungo la strada, è stato poi travolto e mutilato da diversi altri mezzi che sopraggiungevano nel senso opposto, verso Grosseto.

Il conducente aveva motivato il suo mancato arresto con l’iniziale convinzione di aver urtato un animale, giustificazione ritenuta evidentemente ben poco credibile dagli inquirenti e dal Pm.

Non riusciamo a capacitarci del fatto che, a fronte di questo quadro accusatorio, l’automobilista che ha ucciso nostro fratello sia stato ritenuto del tutto esente da colpe, se non quella di non essersi fermato”, ribadisce Catalin Puscasu, che però ci tiene anche a sottolineare quanto lui e il suo gemello abbiano avuto a cuore il procedimento penale a carico dell’imputato. “Il fatto che non ci siamo costituiti parte civile al processo perché già risarciti non significa che non ci tenessimo, io e mio fratello abitiamo ad Aosta e siamo venuti fino a Civitavecchia per seguire ogni udienza. Per i fratelli, tanto più se non conviventi, le tabelle del tribunale di Milano prevedono somme contenute, ii risarcimento non ci interessava, ci premeva che il responsabile pagasse per ciò che ha commesso e purtroppo non è stato così. Mio fratello Ioan, noi e suo figlio non abbiamo ottenuto giustizia”, conclude Catalin.

Ioan Puscasu ha lasciato anche un figlio di sedici anni che vive in Romania e a cui inviava buona parte dello stipendio che guadagnava con il suo duro lavoro di operaio alla Inam di Montalto.

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