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25 Aprile, Festa della Liberazione: la memoria come atto di resistenza

Pubblicato il
25 aprile 2023

“Tener viva la memoria”. La memoria come atto stesso di resistenza. Una resistenza nei confronti delle ingiurie del tempo, che sono in grado di seppellire anche i ricordi più atroci e tremendi – come la Shoah –  o comunque porli sotto una patina anestetizzante e da copertina. Ad oggi, mera occasione per lanciare qualche aforisma o frase ad effetto e sperare in qualche like o ricondivisione social. Quello stesso tempo che ha la capacità di porre una distanza tale da desensibilizzarci, renderci automi del pensiero, insensibili, anestetizzati da flussi continui di informazioni. Allora, anche il 25 aprile diventa occasione per sollecitare la memoria, per ricordare uno dei periodi più drammatici della nostra Storia ed essere, almeno nelle coscienze, cittadini attivi al cospetto della Storia. 

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Festa della Liberazione: ricordare è la resistenza di oggi

Una memoria che, nella giornata di oggi, ha anche il compito di ”far conoscere e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà che permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista“. Ieri, infatti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un chiaro invito al ricordo di chi si sacrificò per la Liberazione del Paese. Oggi, 25 aprile 2023, è il 78esimo anniversario della Liberazione, il primo, in particolare, che cade con un governo di destra che, nei suoi esponenti di punta, non riconosce il valore dell’antifascismo in modo aperto, chiaro, inequivocabile, diretto, senza ambiguità. Ancora una volta, come accaduto spesso in questi anni, proverà il presidente Mattarella tenere viva la memoria anche in queste ore, e magari cercare di ricucire i frammenti di una memoria collettiva sempre più labile, sempre più frammentaria. 

Mattarella all’Altare della Patria

Il 25 aprile è divisivo soltanto per i fascisti, si sente dire per le strade di Roma in queste ultime ore, mentre il capo dello Stato all’Altare della Patria depone una corona d’alloro, con i presidenti del Senato La Russa e della Camera Fontana, la presidente del Consiglio Meloni e il ministro della Difesa Crosetto. L’Anpi chiede alla premier e al governo di “dissociarsi dal Ventennio fascista” e critica La Russa che visita a Praga il campo di concentramento nazista di Theresienstadt: “Aveva 364 giorni per farlo” – il contesto è sempre importante per decifrare un messaggio, un gesto. In queste ore, si fa vivo anche Berlusconi, ricoverato dal 5 aprile: “Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani che amano la libertà!”, afferma, ricordando il discorso del 2009 a Onna. Troppa ambiguità da parte del governo. Troppo silenzio. E quella parola ‘antifascimo’ mai completamente abbracciata. 

Meloni scioglie le ambiguità sul 25 aprile?

Ma la vera notizia è proprio quella dell’ultima ora: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni scrive al Corriere della Sera una lettera sul 25 aprile, dopo le polemiche sul fascismo, per lanciare un messaggio forte e di “coesione per tutto il Paese”. E prende una posizione esplicita, chiara, per la prima volta: “Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. E, poi, durante la lettera, un altro passaggio abbastanza notevole: ”Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”. Parafrasando, l’antifascismo in Italia è colonna portante della Costituzione. Su tali affermazioni, non vogliamo aggiungere nessuna ermeneutica di sorta. Ancora una volta, sarà il tempo – la Storia – a dimostrarne il valore e a legittimarne il senso. 

(Foto in copertina di di Flavia Scari)

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