Home » News Fiumicino » Mafia. Rientra a Fiumicino il superlatitante Gioacchino Gammino, arrestato in Spagna grazie a Google Maps

Mafia. Rientra a Fiumicino il superlatitante Gioacchino Gammino, arrestato in Spagna grazie a Google Maps

Pubblicato il
Arresto Gioacchino Gammino

Rientrerà domani, 11 febbraio, all’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino, il 61enne superlatitante Gioacchino Gammino, arrestato lo scorso 17 dicembre a Madrid, in Spagna, dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia in collaborazione con la Polizia Nazionale spagnola. Gammino, boss mafioso della «Stidda»  era stato inserito nell’elenco dei 20 latitanti più pericolosi.

Domani sarà accompagnato dal personale del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, che lo prenderà in custodia dalle Autorità spagnole per la consegna alle Autorità italiane. Una precauzione necessaria in quanto Gammino, fino all’ultimo, ha cercato di evitare l’estradizione per timore di ritorsioni dopo la sua evasione e successiva fuga in Spagna.

Leggi anche: Mafia, arrestato il superlatitante Gioacchino Gammino (FOTO E VIDEO)

Gioacchino Gammino, la faida da 200 omicidi

Ma chi è Gioacchino Gammino? Nato a Desio (MB) il 23 dicembre 1960, Gammino ha un curriculum di tutto rispetto nel mondo della malavita. E’ infatti pregiudicato per associazione di tipo mafiosoomicidio ed associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, oltre che affiliato alla famiglia stiddara degli “Ingaglio” di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, che, alleatasi con la Stidda nissena, negli anni ’90 aveva scatenato una lunga e sanguinosa guerra di mafia contro gli esponenti della storica consorteria mafiosa “Cosa nostra”. In quell’occasione si registrano 200 omicidi da ambo le parti.

Gammino è nipote di Diego Ingaglio, ucciso il 31 ottobre 1991 a Naro, in provincia di Agrigento, esponente di spicco già inserito in Cosa Nostra, poi “fuoriuscito” dall’organizzazione e diventato promotore di autonomi gruppi mafiosi, una volta alleati tra loro, avevano dato luogo a quella confederazione di clan mafiosi denominata “Stidda”. Fu proprio la Stidda l’organizzazione mafiosa che fece fuori il giudice Livatino.

E’ stato arrestato per la prima volta a 24 anni, nel 1984, nell’ambito del procedimento “Abbate +76” poi sfociato nel primo maxi processo a Cosa Nostra a Palermo: in quell’occasione venne indagato dal Giudice Istruttore Giovanni Falcone in quanto era il referente per lo spaccio di stupefacenti in Lombardia. Da lì fu tutta una discesa, tra traffico di droga e omicidi.

Leggi anche: Mafia a Roma, chi ‘comanda’ oggi nella Capitale: intervista al Direttore della DIA

L’evasione rocambolesca durante le riprese di un film 

 Gammino viene condannato all’ergastolo per associazione di tipo mafioso per l’omicidio aggravato di Giovanni Smiraglia e Salvatore Curto, commesso nel ’95. Ma all’epoca non si fa trovare, rendendosi latitante. Viene catturato tre anni dopo a Barcellona, in Spagna. L’11 febbraio 1999 viene estradato in Italia e portato presso la casa circondariale di Rebibbia, dalla quale evade il 26 giugno 2002 mentre stanno girando alcune scene di un film con l’attrice Vittoria Belvedere all’interno del carcere: nel film un detenuto si doveva arrampicare su un muro urlando, agitandosi e rifiutandosi di scendere. Gammino, approfittando dell’azione diversiva dovuta alla confusione che si era creata con l’arrivo della tr

oupe, riesce ad evadere confondendosi con il flusso dei visitatori che stavano facendo visita ai parenti detenuti. 

Leggi anche: Usura a Pomezia: «Te do ‘na pigna in faccia che te saltano tutti i denti’». Le minacce dello strozzino per costringere a pagare

L’arrivo a Fiumicino

Domani Gammino sarà preso in consegna dai funzionari della Direzione Investigativa Antimafia e della Polizia di Frontiera, che lo porteranno in un carcere di massima sicurezza per evitare nuove evasioni. Fino all’ultimo momento Gammino ha provato attraverso i suoi legali ad evitare l’estradizione, senza però riuscirci. Il suo arresto a Galapagar, una piccola cittadina alla porte di Madrid, avvenuta lo scorso 17 dicembre, è frutto di un lavoro certosino da parte degli uomini della Direzione Investigativa Antimafia, durato oltre due anni, con la collaborazione dell’Unidad de Droga Y Crimen Organizado della Polizia Nazionale spagnola.

Gammino si era trasferito in Spagna sotto false generalità, aiutato dai suoi contatti. Le indagini della DIA erano iniziate a Barcellona, dove il latitante era arrestato la prima volta nel 1998: gli investigatori sospettavano che l’uomo potesse essere tornato in Spagna, dove sicuramente aveva collegamenti e coperture. Grazie a Google Maps la svolta: una foto su Street View lo ha incastrato. Gli agenti si sono messi in contatto con la polizia spagnola che ha sorvegliato Gammino fino all’arrivo dei colleghi italiani. L’arresto è avvenuto “a sopresa”, con gli uomini della DIA nascosti in un furgone bianco dai vetri oscurati. Gammino prima ha finto di non capire l’italiano, poi ha ammesso di essere lui. “Ma come avete fatto a trovarmi? Sono 10 anni che non telefono neanche alla mia famiglia per non farmi rintracciare. Devo farvi i miei complimenti”, ha detto il latitante agli agenti che lo hanno catturato. E adesso, dopo 20 anni, il ritorno in patria. Che non avrebbe mai voluto.

 

page1image52965520
Impostazioni privacy