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Roma. “Ma allora ci vedi”, rom cerca di truffare coppia di ciechi: erano stati aggrediti sulle strisce pedonali

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truffa ai danni due ipovedenti

Sonia e Alessandro di nuovo protagonisti, loro malgrado, di un brutto episodio di cronaca. Loro sono la coppia disabile aggredita a Roma la mattina del 30 dicembre 2020 mentre stavano attraversando sulle strisce pedonali, in via dei Platani, a Centocelle. L’autista di una vettura non voleva farli passare. Lui, 40 anni, completamente cieco, lei, 38, ipovedente. Oggi, all’ora di pranzo, stavano per essere truffati da due rom, che vedendo la loro condizione di fragilità, hanno pensato di approfittarne.

Le strisce della discordia

Tutto è iniziato, neanche a farlo apposta, sempre sulle strisce pedonali. La coppia stava attraversando la strada quando una donna si è avvicinata in modo sospetto, fino ad agganciare il bastone di Sonia. Lo ha quindi “urtato”, per poi  buttarsi a terra, in mezzo alla strada, lamentando di essersi fatta male al ginocchio.

«Sono arrivate delle persone che le hanno dato assistenza e che ci hanno mandati via», racconta Sonia. «Siamo quindi andati al supermercato e abbiamo iniziato a fare la spesa, ma lì ci siamo trovati di fronte alcuni individui con accento dell’est Europa che ci hanno fermato dicendoci “Voi dovete rimanere qua per quello che avete combinato alla signora”. Abbiamo capito subito che si trattava di un tentativo di estorcerci del denaro. Quindi ho detto a una di loro “Tu non sei nessuno che cosa vuoi?”. Non nascondo che mi ero agitata un po’, ma ho mantenuto il sangue freddo. Sapevo di avere ragione, perché il bastone era in posizione corretta e occupava solo lo spazio corrispondente alla spalla. Quindi, per inciampare, evidentemente la donna lo aveva fatto apposta. E in ogni caso non per colpa mia».

«Dall’accento abbiamo capito che non erano romani», spiega Alessandro. Erano rom? «Quando andavo all’università avevo nel mio corso di studi una ragazza di etnia rom e posso dire che l’accento era diverso. Questo mi è sembrato più di origine sinti. Ma io non ne faccio una questione di etnia, per carità. Solo una questione di principio. Per come si era messa la situazione, quella donna se non fosse inciampata ci sarebbe venuta addosso e non so per fare cosa. Di certo non per un abbraccio amichevole».

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Il pedinamento

Sonia e Alessandro, seppur scossi, trovano il coraggio di tenere testa agli stranieri ed escono dal supermercato. Ma, una volta fuori, Sonia intravede un’ombra. La sua malattia agli occhi le permette di vedere alcuni movimenti e i colori molto accesi. E la donna ha un maglione giallo canarino. Sonia riesce a riconoscerla proprio da quello. La donna che si era buttata a terra, infatti, si era appostata e aveva iniziato a seguirli.

«Ci aveva seguiti per almeno 10 minuti. Pensando che entrambi fossimo completamente ciechi si era avvicinata tantissimo. Era proprio dietro di noi, a nemmeno un metro. Per questo sono riuscita a vederla. Mi sono girata e lei ha iniziato a gridare: “Ma allora ce vedi!”, come se l’imbrogliona fossi io. Ma non è così. La mia invalidità è reale, solo che, da ipovedente ‘modumano’, intravedo ancora qualcosa, ovvero identifico il movimento della mano, i colori accentuati e le ombre. In quel momento, se non fossi stata spaventata e arrabbiata, le avrei risposto “no, sei tu che hai fatto il miracolo!”», dichiara Sonia.

A quel punto i tre si fronteggiano. La straniera, pur capendo di essere stata scoperta, non vuole mollare e insiste con il tentativo di truffa. Alessandro e Sonia, però, controbattono, dicendo che avrebbero chiamato le forze dell’ordine, per vedere chi aveva ragione. A questo punto la donna, inveendo, sparisce. 

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L’intervento della polizia

«Abbiamo chiamato davvero la polizia. Purtroppo abbiamo dovuto aspettare 40 minuti, forse perché oggi è un giorno di festa. Gli agenti hanno controllato la foto che ho scattato alla donna, dove si vede bene in volto. Hanno fatto un giro del quartiere, per vedere se riuscivano a rintracciarla e nel frattempo siamo tornati a casa scortati dalla polizia», spiega Sonia. Poi è Alessandro a proseguire il racconto.

«Essere identificati come persone apparentemente come fragili che non sanno agire ci mette in una posizione di pericolo. La cronaca lo dimostra ogni giorno. Probabilmente, vedendo entrambi con il bastone e quindi come persone assolutamente fragili da colpire, hanno pensato che eravamo bersagli facili. Invece hanno sbagliato». 

A Centocelle nell’ultimo periodo i residenti lamentano un aumento della microcriminalità. Furti e borseggi sono sempre più frequenti. E non tutti denunciano. «Qui si sono insediate queste persone che molto spesso creano disagio. Ripeto, non è una questione di razzismo. Se si rispettano le regole, per noi va tutto bene. Basta non rubare e non truffare. L’altro giorno al supermercato si percepiva il disagio della cassiera, perché chiedevano lo scontrino della merce prima di pagare. In pratica volevano portarsi via la merce con regolare scontrino, ma senza soldi. Noi non vediamo, ma sentiamo tutto. E sono sempre le stesse persone a fare tutto questo nel quartiere. Mi chiedo: la sicurezza in strada, dov’è?».

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“Non possiamo più neanche fare la spesa”

Sonia però adesso ha paura a tornare in quel supermercato a fare la spesa. «Potrebbero volersi vendicare. Abbiamo chiamato la polizia. Abbiamo fotografato la donna e girato la foto agli agenti, raccontando della tentata truffa. Chi ci dice che non vogliano farcela pagare? Adesso siamo costretti a cambiare le nostre abitudini, e quindi supermercato, per evitare che ci rintraccino. Non possiamo più andare in quel supermercato perché non sappiano cosa potrebbe succederci. Anche la volta scorsa, quando siamo stati aggrediti, abbiamo cercato di denunciare, ma poi non è successo niente. Non ha portato a niente. Noi non vogliamo puntare il dito contro nessuno, ma rimane solo amarezza, tantissima amarezza», si sfoga Sonia. 

«Non ci sentiamo sicuri. Anche in pieno giorno, con le strade colme di gente e di macchine, questa è diventata una situazione paradossale. Ed è assurdo che non possiamo neanche fare la spesa. Si parla tanto di sicurezza, ma a ridosso della piazza principale non c’è neanche una pattuglia», conclude Alessandro.

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