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Truffa del reddito di cittadinanza: coppia di missionari con falsa residenza italiana e proprietà a processo

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Dopo anni all’estero, tornano in Italia per truffare lo Stato e intascare il reddito di cittadinanza. Per ottenere il sussidio F.F. e M.G. sono ricorsi ai migliori stratagemmi, rendendo false dichiarazioni sui redditi in possesso, sui beni immobiliari e i patrimoni condivisi. La truffa non è passata inosservata però all’Inps che ha avviato i controlli sui criteri di assegnazione, ovviamente contraffatti, forniti dalla coppia e si è costituita parte civile nel processo che li vede protagonisti. I due dovranno rispondere ora dei danni all’istituto, oltre a dover trovare una nuova strategia per sopravvivere, essendo disoccupati.

False dichiarazioni per il reddito di cittadinanza

I due sessantenni, dopo un periodo di permanenza in Venezuela come volontari per una diocesi locale, tornati in Italia senza lavoro, hanno studiato tutti i cavilli per risultare percettori del beneficio. Nell’istanza avanzata all’Inps avrebbero contraffatto le dichiarazioni necessarie per aggiudicarsi il sussidio. Così F.F. per esempio, ha dichiarato di trovarsi in Italia da almeno 10 anni, mentendo sul periodo di permanenza. Non solo, ometteva l’esatta composizione del suo patrimonio mobiliare, tra autovetture, abitazione e redditi totali percepiti dal nucleo familiare.

Falsa residenza e più occupanti

I controlli dell’Inps sono partiti proprio approfondendo l’esatta composizione del nucleo familiare. La coppia ha dichiarato infatti di vivere in un’unità abitativa composta da più appartamenti, ma tutti facenti capo allo stesso numero civico. L’istituto invece considera più redditi facenti capo allo stesso indirizzo, portando a un illecito. I due sono al vaglio del tribunale, così come tanti altri casi sono giunti sul banco dei giudici sul reddito di cittadinanza. A luglio 2023 inoltre, sono cambiate le modalità per accedere al sussidio.

Secondo le ultime verifiche dei carabinieri, in due anni e mezzo si contano almeno 750 anomalie nelle istanze avanzate per il reddito di cittadinanza. Grazie ai controlli, è stato possibile recuperare due milioni di euro, ma l’importo potrebbe essere superiore, se osservato il fenomeno con la lente di ingrandimento.

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