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Emanuela Orlandi, il fratello: ‘La voce sui nastri è di mia sorella’. Il giallo si infittisce

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Emanuela Orlandi, i nastri audio

Qualche giorno fa è stato trovato l’accordo in Commissione Affari costituzionali alla Camera per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. E  l’inizio della discussione sulla Commissione di inchiesta in Aula è fissato per il 20 marzo, ma intanto si torna a parlare delle registrazioni, recapitate a meno di un mese della scomparsa di Emanuela. Quei nastri audio recapitati uno in Vaticano, l’altro nella sede dell’Ansa che fu consegnata in Polizia.

Il mistero sulle registrazioni consegnate una in Vaticano, l’altra all’Ansa

Dalle analisi, sia nell’immediatezza, sia successive, la voce femminile che si sente, dapprima è stata riconosciuta come quella della 15enne scomparsa il  22 giugno 1983 a Roma, poi era arrivata una smentita. Ma è anche apparso evidente che gli audio sono stati tagliati in più parti. Di certo i contenuti di quelle registrazioni sono state trascritte e in una risulterebbe la richiesta della scarcerazione di Alì Agca, l’attentatore di Papa Giovanni Paolo II, in altre si sentirebbe la voce di una donna – Emanuela – che subisce violenze. Ma di questa seconda registrazione esisterebbero due versioni, un fatto per il quale è stato ritenuto necessario sottoporle alle indagini del perito fonico Marco Perino. Due versioni che pare abbiano indotto l’esperto a ritenere che una sia una registrazione dell’altra.

Il mistero sulle due registrazioni

Gli audio restano un mistero. Tante le stranezze circa due registrazioni: una più lunga, un’altra molto meno. Un punto ancora poco chiaro sul quale si è soffermato anche Pietro Orlandi, che da anni combatte per riuscire a portare alla luce la verità su cosa sia realmente successo alla sorella, Emanuela. Pietro ha sottolineato che solo in padre aveva ascoltato quelle registrazioni, mentre lui le avrebbe sentite solo nel 2016 e ha ritenuto effettivamente trattarsi della sorella. Poi, ha anche sottolineato come quel nastro sia stato anche sottoposto alle analisi del Sismi che ha ritenuto trattarsi proprio della 15enne, ma al papà di Emanuela era stato detto che non era la figlia. Insomma tanti, troppi lati oscuri sui quali oggi è chiamata a fare chiarezza la commissione bicamerale di inchiesta.

Ora i due nastri pare siano uno nella disponibilità della Polizia l’altro del Vaticano e anche quest’ultimo continua a indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Ora bisognerà vedere se questa ulteriore indagine porterà a sviluppi salienti sul caso della 15enne scomparsa ormai 40 anni fa.

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