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In auto con la madre, ha una crisi respiratoria: morto 11enne, aveva un tumore mai diagnosticato

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Tre i medici dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma rinviati a giudizio dalla Procura a seguito della mancata diagnosi di un tumore ad un bambino di 11 anni. Fatale per A., B., una crisi respiratoria manifestatasi mentre il giovane era in auto con la madre. Si stavano recando al San Camillo per un controllo medico quando la situazione dell’11 si aggrava. Inutili i soccorsi prontamente allertati dagli altri automobilisti, il ragazzo muore prima di arrivare in ospedale. 

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La crisi respiratoria e il decesso 

Il bambino è deceduto l’11 aprile del 2019. Nel momento dei fatti era in auto con la madre, quando l’utilitaria sulla quale viaggiavano è rimasta imbottigliata nel traffico per via dei preparativi della competizione di Formula E dell’Eur. L’adolescente nella notte aveva avuto dei problemi respiratori così, l’indomani, madre e figlio erano partiti da Latina verso il San Camillo per un controllo medico. Tuttavia, improvvisamente, mentre sono in auto all’Eur l’11 viene colpito da una crisi respiratoria. Nonostante il celere arrivo dell’ambulanza, prontamente chiamata dagli altri automobilisti, il ragazzo è morto sul posto. 

Le visite al Pronto Soccorso 

Visitato al pronto soccorso del Bambin Gesù il 21, il 29 marzo ed il tre aprile, i medici gli avevano prescritto dei farmaci senza però disporre, almeno inizialmente, ulteriori accertamenti. Il ragazzo era affetto da un linfoma linfoblastico, un tumore che non gli era stato diagnosticato. Ora, la Procura accusa i medici che l’avevano visitato di non aver disposto i necessari accertamenti utili a diagnosticare per tempo il linfoma che è costato la vita al ragazzino. 

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Medici rinviati a giudizio

Nonostante i tre accessi al pronto soccorso, al ragazzino non era stato diagnostico alcun tumore ed ora i tre medici che secondo la Procura avrebbero dovuto ricoverarlo per sottoporlo a degli esami diagnostici precisi nonché ad una radiografia del torace e una biopsia, sono stati rinviati a giudizio. Come riportato da Repubblica, per l’accusa i medici non avrebbero colto ‘i segnali indicativi di una situazione preoccupante’ in merito alle condizioni di salute del bambino. 

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