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Legionella nei centri di emodialisi romani: parla un ex dipendente della ditta incaricata dei controlli

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Pomezia, assenza di acqua e servizi primari in Via Campo Selva

Su quei centri sanitari nei quali la ditta incaricata di svolgere accertamenti sulla qualità dell’acqua che sgorgava dai rubinetti, forniva false attestazioni circa la presenza di legionella e altri batteri nocivi per la salute pubblica, arrivano altri retroscena. Informazioni che un ex dipendente dell’azienda ha reso pubbliche attraverso Repubblica per testimoniare: “Analisi manipolate sulla presenza della legionella nell’acqua venivano consegnate anche nei centri di emodialisi a Roma e in provincia”.

Le indagini dei Carabinieri del Nas

L’indagine del Nucleo antisofisticazione dei Carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, ha portato alla luce un’associazione per delinquere, una frode in pubbliche forniture e una truffa che si sarebbe consumata tra il 2017 e il 2018 all’interno di strutture sanitarie della Capitale e non solo, da una società che avrebbe dovuto garantire la salubrità dell’acqua tramite analisi accurate e costanti. Ma sembra che quegli accertamenti, in diverse occasioni, non siano neanche stati fatti, almeno secondo il racconto di un ex tecnico della ditta incaricata.

L’ex dipendente racconta la verità sulle analisi svolte

Gli accertamenti, fatti o meno – sempre secondo il racconto dell’ex dipendente -, attestavano la presenza del batterio della legionella, ma entro i limiti consentiti, senza sapere che i valori erano allarmanti. False attestazioni che era tese ad evitare la manutenzione delle condutture, un intervento estremamente dispendioso, che da contratto spettava all’azienda incaricata dei controlli.

I tecnici incaricati dei sopralluoghi nei centri sanitari, e questi ultimi erano circa ottanta tra Roma e provincia, venivano ‘invitati’ anche a non effettuare il prelievo, ma a consegnare l’esito delle analisi mai fatte che attestavano sempre la presenza del batterio, ma entro i limiti consentiti. Una proceduta alla quale l’ex dipendente si sarebbe opposto, tanto da lasciare il posto di lavoro nel 2017.

Le attività investigative, nel frattempo vanno avanti, ma l’ex tecnico della società che è al corrente di quanto succedeva, almeno per il momento non è stato sentito dagli inquirenti, ma ha affermato che nel caso in cui la Procura di Roma volesse ascoltarlo “pronto a raccontare ciò che ho visto sui centri di emodialisi”.

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