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Mafia a Roma: “Sono un Casamonica, me devi pagà”, 48enne costretto a consegnare oltre 10.000 euro

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Mafia a Roma Carabinieri

Costretto a pagare migliaia di euro ad un appartenente alla famiglia criminale dei Casamonica E proprio facendo leva sul suo cognome “forte” un 36enne, finito adesso in manette, non aveva avuto troppi problemi ad incassare regolarmente i “pagamenti”. Fin quando la vittima ha deciso di denunciare tutto ai Carabinieri: e così, all’ultimo appuntamento fissato tra i due, è scattato il blitz che ha posto fine all’incubo dell’uomo.

L’estorsione mafiosa a Roma 

Sono stati i Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca, unitamente a quelli del Nucleo Operativo della Compagnia di Frascati, a svolgere le indagini in sinergia con la Procura della Repubblica di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia. La vittima, un romano di 48 anni, ex responsabile di una società immobiliare, ha denunciato che da diversi mesi era costretto a pagare l’esponente dei Casamonica arrivando a corrispondergli più di 10.000 euro, tra contanti e bonifici bancari. Alla base ci sarebbe stata una questione economica legata a delle problematiche sorte, tra la società ed alcuni suoi parenti, nell’ambito di una trattativa per l’acquisto di un immobile, secondo l’indagato, non andata a buon fine. 

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L’appuntamento “trappola” a Cinecittà

L’articolato servizio di indagine si è così concluso con l’arresto del 36enne. La trappola è scattata nella giornata del 9 marzo scorso data in cui era stato fissato l’ultimo appuntamento tra la vittima e l’indagato. I due si sono incontrati all’esterno di un bar in zona Cinecittà dove di solito avvenivano la consegna delle tranche da 500 euro. Questa volta però erano presenti anche i Carabinieri che stavano eseguendo un mirato servizio di osservazione: i Militari, a scambio avvenuto, sono immediatamente intervenuti ed hanno bloccato il 36enne. L’arrestato, con precedenti, è stato condotto quindi in carcere dove il Gip del Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto per lui la custodia cautelare in carcere. Adesso deve rispondere di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso (art. 416bis C.P. comma 1, ndr).

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