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Martina Scialdone al suo assassino prima di morire: ‘Mi hai sparato davvero?’

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La morte di Martina Scialdone e la fiaccolata in suo onore

Il colpo che ha ucciso l’avvocato Martina Scialdone “è partito per errore” avrebbe detto l’omicida della 34enne, Costantino Bonaiuti, morta a seguito di colpo di pistola esploso fuori dal ristorante Brando al Tuscolano. Si tratta di una dichiarazione che l’assassino ha reso al suo legale, l’avvocato Fabio Taglialatela, nel corso di un colloquio in carcere nel quale Bonaiuti ha anche sottolineato qual è stata la reazione di Martina allo sparo. Lo avrebbe guardata sgomenta e detto: “Mi hai sparato davvero?”.

Il racconto dell’assassino

Ora l’assassino si dice disperato perché non era sua intenzione uccidere. “Mi volevo suicidare” avrebbe detto ancora al suo legale. Quest’ultimo sulla base di queste dichiarazioni ha deciso di presentare ricorso al Tribunale della Libertà per chiedere la scarcerazione del suo assistito o comunque una pena meno afflittiva.

Non ha dubbi l’avvocato Taglialatela che non ci fosse l’intenzione di uccidere, non ci sarebbe stata la premeditazione insomma, perché “se il Bonaiuti avesse veramente voluto cagionare la morte della povera vittima, avrebbe potuto farlo lontano da occhi indiscreti. Voleva – ha scritto l’avvocato nel ricorso indirizzato al Tribunale del Riesame – inscenare una macabra commedia, avente un canovaccio ben preciso, fingere un tentativo di suicidio per impietosire la persona amata e ricondurla a sé”.

L’avvocato di Bonaiuti chiede la remissione in libertà

Una richiesta di remissione in libertà che viene argomentata anche da altri elementi relativi a una forte depressione della quale Bonaiuti sarebbe affetto che potrebbe spingerlo al suicidio, così come successo alle due sorelle nel 1997. Una malattia della quale i familiari di Martina hanno dichiarato di non essere a conoscenza. Intanto, però, le indagini vanno avanti. Bisogna capire se c’erano dei segnali di quanto poi accaduto la sera dell’omicidio il 13 gennaio scorso. Se la 34enne avesse ricevuto minacce o subisse attenzioni morbose da parte del Bonaiuti.

Si tratta di attività investigative ancora in corso da parte degli inquirenti che, al momento, hanno potuto solo ricostruire quanto accaduto fuori dal locale e la relazione tra la vittima e il suo assassino, quella tra Martina e Costantino, finita dopo due anni di frequentazione per volontà della donna.

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