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Roma, accusa di omicidio volontario per lo spacciatore di Maddalena Urbani: si poteva salvare

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Soccorso ambulanza servizio ares 118 ancora appaltato ai privati

Morire a 21 anni, abbandonata a sé stessa: è quanto accaduto a Maddalena Urbani, figlia del medico Carlo Urbani. Una morte terribile, ma che avrebbe potuto essere evitata se solo fossero stati chiamati i soccorsi prima. Invece l’ambulanza è arrivata dopo 17 ore dall’inizio del malessere della ragazza e non c’è stato nulla da fare. Un caso di malasanità? No. C’è un’accusa di omicidio volontario con dolo ed è a carico di Abdulaziz Rajab, pusher siriano 65enne all’epoca agli arresti domiciliari, in concorso con Kaula El Haouzi, “amica” della ragazza deceduta. Erano le 20.00 del 26 marzo 2021 e Maddalena inizia a sentirsi male a causa di un’overdose. Ma viene lasciata lì, in quell’appartamento in via Vibo Mariano, in zona Cassia, per tutta la notte. E’ solo alle 13 del 27 marzo che viene chiamata l’ambulanza. Ora i due imputati dovranno rispondere alla giustizia. Il procedimento vede costituita la parte civile dalla madre  e dal fratello di Maddalena, assistiti dall’avvocato Giorgio Beni.

17 ore di malore prima dei soccorsi

I fatti vengono raccontati dal Messaggero: i due imputati avrebbero lasciato morire la 21enne per evitare di avere problemi con la giustizia. Era luglio 2021 quando vieni richiesto l’arresto del 65enne, in quel momento già in carcere per spaccio di eroina. Nella casa dell’uomo sono state rinvenute molte confezioni di psicofarmaci, eroina e metadone. Non solo: a distanza di poco Kaula El Haouzi veniva sottoposta all’obbligo di dimora. Durante la notte del 26 marzo, mentre Maddalena era nel pieno del suo malore, Rajab chiamò un amico rumeno per soccorrerla (l’uomo aveva fatto qualche esame di medicina): la 21enne viene così sottoposta a un’iniezione di adrenalina (ininfluente sulle cause del decesso), anche lui tossicodipendete. Tentano anche un massaggio cardiaco. Viene esplicitamente detto di chiamare i soccorsi se le condizioni della ragazza fossero peggiorate: gli imputati erano consapevoli che Maddalena stava rischiando la vita. Di fronte alle accuse mosse il pusher ha affermato di aver fatto tutto quello che era nelle sue possibilità, eppure nell’ordinanza di arresto si legge che l’uomo ha agito con «assoluto disinteresse per le conseguenze letali delle sue scelte egoistiche».

La cause del decesso

Cosa ha ucciso la 21enne? Un mix letale di benzodiazepine, metadone e cocaina. L’avvocato di Rajab, Andrea Palmiero, commenta: «gli elementi emersi rafforzano idea che ci eravamo fatti fin dall’inizio: si tratta di una disgrazia che lascia solo intravedere una colpa e non un dolo». Si tratta perciò di «omicidio colposo, non volontario. In quella casa erano convinti di avere fatto il possibile per cercare di salvare la ragazza, pensavano che si fosse ripresa».

(Foto di repertorio)

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