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Roma, caos per i ristoratori: non potranno più utilizzare i tavolini concessi durante il covid, è polemica

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È boom di nuove aperture a Roma:

Si scontrano due punti di vista. Da una parte i ristoratori che hanno bisogno di approfittarsi, dopo due anni, della prima stagione estiva con più libertà; dall’altra i residenti che non riescono più a passare per le vie data la presenza dei tavolini. A tal proposito la delibera di giunta, già votata giorni fa, è quasi pronta per fissare le nuove regole che saranno valide dal primo Luglio al 31 Ottobre 2022.

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La delibera contestata 

Come riporta Roma Todayi tavolini potranno rimanere a due condizioni: se non sono nel centro storico e, per gli altri municipi, se hanno l’approvazione. Quindi, chi vuole mantenere lo spazio o ne montati di nuovi deve chiedere al municipio di appartenenza l’autorizzazione. Per farlo, bisogna inviare una domanda con una relazione tecnica. Se e solo la richiesta verrà approvata si potrà continuare ad usufruire dello spazio esterno dato “causa Covid”. 

Per il I municipio però non sarà così. Non ci saranno proprio possibilità. Infatti, in tutte le aree del centro storico la situazione tornerà come prima del covid. Solo in casi di “emergenza” si potrà richiedere di poter mantenere lo spazio, come ad esempio chi prima del covid “partiva da zero”.  

Sempre a Roma Today, il presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio ha dichiarato: “Nel ringraziare l’assessore al Commercio di Roma Capitale Lucarelli per la capacità di dialogo e concertazione dimostrata fino ad ora, non possiamo non rilevare però la grande preoccupazione in merito alla delibera”.

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La scadenza del suolo pubblico

Il termine delle occupazioni di suolo pubblico è stato fissato per il 30 Giugno. La volontà della maggior parte dei ristoratori  però quella di poter mantenerli per tutta la stagione. Infatti la possibilità, in via straordinaria, data ai ristoranti causa covid, è stata sicuramente una piccola “salvezza” in un periodo così buio. D’altra parte i commercianti denunciando che il “periodo” non sia del tutto passato e che, dopo due anni di agonia, vorrebbero recuperare “il tempo perso”. 

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