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Roma, bimbe violentate dallo zio orco e costrette a rapporti orali: ‘Se sbagliavo i compiti dovevo toccargli il pene’

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violenza sessuale sulla sorella

Violentate dallo zio per 7 anni, a casa della nonna, mentre genitori erano al lavoro. “Ogni volta che sbagliavo i compiti di matematica dovevo infilargli la mano nei pantaloni e toccargli il pene“. Sono racconti da brividi, quelli che le due sorelline fanno al giudice in audizione protetta per raccontare le violenze subite dallo zio. Quello zio che, in teoria, avrebbe dovuto badare a loro e aiutarle a fare i compiti mentre i genitori erano al lavoro. E che invece si approfittava della loro innocenza, violandola in tutte le maniere, contando sul fatto che non avrebbero mai raccontato alla mamma e al papà quello che accadeva a casa della nonna.

7 anni di violenze

Tutto è iniziato circa 8 anni fa, quando la più grande delle bambine, che adesso ha 14 anni, ne aveva solo 6. Già allora lo zio aveva iniziato a puntare gli occhi su di lei, con attenzioni morbose e carezze non dovute. Poi, con la sorellina che cresceva, le bimbe hanno iniziato ad essere affidate alla nonna. Era lei che avrebbe dovuto aver cura delle piccole quando i genitori non c’erano. Ma nella casa viveva anche lo zio: un cinquantenne alto 1,90 per 100 chili di peso. Era lui che, al posto della nonna, stava spesso con le piccole. A modo suo. Quel modo che le bambine, ancora terrorizzate, stanno riferendo facendo uscire una storia raccapricciante.

L’uomo infatti costringeva la più grande a vedere film porno. “Così impari a fare certe cose”, le diceva. E obbligava entrambe le sorelline (la più piccola adesso ha 10 anni) a fare sesso orale. Così come visto nei film. Per spaventarle, faceva vedere loro di essere in possesso di coltelli e pistole scacciacani. Ma a loro bastava guardarlo in faccia, grande e grosso com’era. Se sbagliavano a fare i compiti, dovevano toccargli il pene. 

Le rivelazioni: “Mi infilava le mani dentro”

Dopo 7 anni di violenze, la più grande non ce la fa più e un giorno, a maggio del 2022, confessa alla mamma che lo zio la tocca. E che fa lo stesso con la sorellina. La madre ne parla con l’avvocato Vittoria Santoro, del Foro di Roma. È disperata, perché più di quello la bimba non ha voluto dire. Ma la bimba, che chiameremo Anna (nome di fantasia) per tutelare la sua privacy, con l’avvocato è in fiume in piena. Si sfoga, inizia a raccontare tutto. “Mi metteva le mani dentro la vagina per allargarla”, le dice, “voleva sposarmi e avere un figlio da me”. 

Anche la sorellina più piccola era oggetto delle stesse orribili attenzioni da parte dello zio. “Non ho raccontato queste cose ai miei genitori per non turbarli”, ammette Anna all’avvocato. Ma non ce la fa più, vuole che lo zio smetta. L’avvocato informa i genitori, che presentano immediatamente denuncia ai carabinieri. E sono proprio i militari dell’Arma che, dopo tre mesi di indagini, all’inizio di agosto del 2022 arrestano lo zio.

“Sono posseduto da Satana”

L’uomo, dopo l’arresto, ammette le sue colpe e chiede il rito abbreviato. “L’ho fatto perché sono posseduto da Satana“, avrebbe detto. Ma gli occhi degli inquirenti non sono puntati solo su di lui. Ci sono sospetti anche sulla nonna. Possibile che in tutti questi anni non si sia accorta di nulla? Eppure la donna sembrerebbe essere entrata nella stanza del figlio e che abbia visto la bimba più piccola con i pantaloni abbassati e l’uomo con la mano sulla sua pancia, ma che si sia voltata e sia uscita.

Possibile che non si sia fatta venire il dubbio che stesse avvenendo qualcosa di strano? Che non abbia notato che le bambine avevano paura di suo figlio? Per questo motivo sono in corso accertamenti probatori anche sulla donna, per capire se fosse complice o meno della situazione.

La perizia psichiatrica 

A maggio 2023 ci sarà la prossima udienza. Intanto per l’uomo, in carcere dallo scorso agosto, è stata chiesta una perizia psichiatrica. E proprio questa, il cui risultato è appena stato reso noto, ha definito l’uomo capace di intendere e volere. Non posseduto da Satana, quindi, ma solo da un’insana e malata pedofilia. Il Tribunale ha dato l’incarico a un perito che ha esaminato l’uomo, giudicando che “nei diversi momenti dei fatti commessi non versava in stato di mente tale da escludere o scemare grandemente la capacità di intendere o volere”. E non solo. L’uomo “non presenta in atto segni di psicopatologia  che possano compromettere di stare e interagire nel processo, del resto come apparso nel corso dell’accertamento clinico peritale”.

Per concludere, il perito stabilisce che “in assenza di psicopatologia, viene a cadere l’ipotesi di pericolosità sociale in senso psichiatrico, restando in senso reato posta in essere la pericolosità sociale generica, di pertinenza del Magistrato”. In pratica, lo zio orco, avendo chiesto il rito abbreviato, potrà usufruire dello sconto di pena di un terzo, ma non far credere di essere incapace di intendere e volere. Quando ci sono state le violenze nei confronti delle bambine, secondo la perizia l’uomo sapeva quello che stava facendo. E le bimbe hanno, loro malgrado, imparato a capire di quale schifo si trattava. 

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