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Roma in balia delle baby gang tra risse e spedizioni punitive: sui social i video dell’orrore

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Si incontrano, ‘organizzano’ le risse o delle vere e proprie spedizioni punitive, spesso nei confronti dei più deboli, poi smartphone alla mano riprendono tutto. E le botte diventano ‘virali’ sui social, in diretta Instagram. È un quadro agghiacciante quello delineato dalla Procura dei minori di Roma: sotto i riflettori ragazzini, sempre più violenti. E in ogni zona della Capitale: dal centro alla periferia. Come se l’unica risposta o l’unica arma a disposizione fosse la violenza, come se i nostri giovani siano guidati solo dalla rabbia, e non dall’altruismo, dall’empatia, dalla sensibilità. Il branco contro uno. E quell’uno che finisce umiliato e ‘sbattuto’ sui social. 

Le risse al Pincio 

L’inchiesta è partita dagli appuntamenti con la violenza che i ragazzi, tra i 13 e i 17 anni, nel 2021 si sono dati al Pincio, la terrazza di Villa Borghese. A loro non interessava la vista meravigliosa sulla città. L’unico obiettivo era: ‘sfondarsi di botte, come scrivevano nei loro messaggi riportati dal Messaggero. Le risse, il parapiglia, le baby gang che si sfidano e il culmine che arriva il 2 maggio di quell’anno quando un 17enne con disabilità viene picchiato brutalmente e poi ripreso in diretta sui social. 

La Procura da qui ha chiuso le indagini a carico di 5 minori e della fidanzata di uno di loro. Ma lo ‘schieramento’ a Roma è chiaro: ci sono diverse bande, protagonisti sempre minorenni, che si ‘divertono’ picchiando gli altri, aggredendo i coetanei. Non senza immortalarli in foto e video. Solo per vantarsi, come spiegano dalla Squadra Mobile, delle loro ‘gesta ricalcando anche attraverso il nome dei gruppi il fenomeno delle gang sudamericane’. 

Il racconto dell’orrore sui social

Nomi di bande diverse, ma sempre tutti ragazzi minorenni che si scambiano i messaggi su WhatsApp. Ci sono quelli della Garbatella e dell’Eur e quelli di Roma Nord: proprio loro, infatti, sono stati protagonisti della maxi rissa organizzata al Pincio il 10 aprile del 2021. Non era stata una ‘casualità’. Loro si erano dati appuntamento e quella violenza era stata raccontata sui social. Come se fosse un evento memorabile, di cui vantarsi e andare fieri. 

“C’erano almeno 30 camion delle guardie, ‘npoi capì, li avemo pestati e semo scappati. È partita pure ‘na coltellata”. E poi via con l’organizzazione di un’altra rissa. “Sabato se appicciamo de brutto con tutto il centro, i 17”. E con i video pubblicati sui social. Anche quello del ragazzino di 17 anni, con disabilità, aggredito e pestato di botte. Nelle chat si sentono grandi, forti. 

“Uso ‘sto numero così non me se bevono”, dice uno ragazzi. “Javemo menato in 5 a quello”. Poi, l’intervento della Polizia, il fuggi fuggi dalle chat. E il ritorno a settembre scorso. Perché le baby gang non si arrendono. L’unico codice che hanno è quello della violenza. Tra risse, spedizioni, immagini di ragazzine nude che fanno il giro del web. Incuranti del dolore che possono causare agli altri, loro coetanei. C’è chi, infatti, ha anche tentato il suicidio, voleva mettere la parola fine alla propria vita, stanca di sopportare quei continui soprusi. 

Sono ragazzi che pensano di essere forti, invincibili. Loro che in gruppo si sentono ‘onnipotenti’, come se tutto gli fosse concesso. Ma così non è. Dimenticano di essere umani e che la vita non è certo quella di un film. Qui è, purtroppo, tutto reale. E bisogna chiedersi perché, cosa stia succedendo. 

 

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