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Abusa del nipotino e del suo amichetto: ”Ci infilavamo sotto le lenzuola e facevamo cose brutte”

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Umiliazioni continue da parte della maestra: protagonista della vicenda un bambino di quarta elementare. Insegnante a processo

Aveva abusato del nipotino e di un suo amichetto di circa 10 anni. Ora, l’operaio di Bracciano, 43enne, è stato condannato a 7 anni di carcere. A deciderlo è stato, in primo grado, il tribunale di Viterbo. Gli abusi di cui si era reso artefice risalirebbero al 2014. Stando a quanto riportato dall’accusa, il soggetto avrebbe abusato dei due piccoli ragazzini mentre giocavano “agli indiani”. Aveva usato il pretesto di costruire una capanna con le lenzuola del letto. Prima l’avvicinamento con il preteso del gioco, e poi l”’accarezzamento” delle parti intime. In quello stesso anno era scattato anche l’arresto. La pm aveva chiesto una condanna a 11 anni. La sentenza definitiva è arrivata nella serata di ieri, 24 gennaio 2023. Inevitabilmente, con ogni evenienza, la difesa dell’imputato, una volta lette le motivazioni, presenterà appello avverso la sentenza.

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Operaio 43enne abusa del nipotino e del suo amichetto di 10 anni

Le vittime dei suoi ”accarezzamenti” molesti allora erano soltanto dei bambini. Parti civili nel processo, ora, sono maggiorenni. La Procura di Viterbo, stando agli accertamenti condotti, l’imputato all’epoca aveva 34 anni e proprio durante una vacanza molestò il nipotino di soli 9 anni di età. Le molestie con sfondo esplicitamente sessuale si sarebbero svolte in modo macabro, proprio durante un gioco. I bambini, in quel tremendo giorno, erano soli in casa con lui. Gli abusi consisterebbero in ”carezze” alle parti intime durante la costruzione di una finta capanna per giocare ”agli indiani”.

”Ci infilavamo tutti insieme sotto la capannina delle lenzuola. Doveva essere un segreto”

Come riportato anche da il Messaggero, nella sezione Viterbo, durante l’incidente probatorio una vittima aveva riportato le seguenti parole: ”Ci infilavamo tutti insieme sotto la capannina delle lenzuola e lì facevamo cose brutte, ma lui diceva che erano giochi che dovevano rimanere segreti, sennò sarebbe tornato in carcere”. Le parole delle due vittime, poi, furono ritenute entrambe attendibili dallo psicologo nominato dal Tribunale. ”Sennò sarebbe ritornato in carcere”, sì perché il 43enne aveva già alle spalle una condanna in primo grado per reati simili avvenuti a Civitavecchia. Ad ogni modo, l’uomo non sconterà subito la pena che gli è stata inflitta. Il suo avvocato difensore attende le motivazioni per presentare appello.

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