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Ardea, gli occupanti abusivi delle Salzare salvati dal Tar: ferme le ordinanze del Sindaco

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sgomberi Salzare

Ardea. Gli occupanti abusivi sono stati salvati dal Tar. Proprio lo scorso 14 aprile 2023, infatti, il primo cittadino di Ardea, Maurizio Cremonini, di FdI, aveva firmato ben tre ordinanze, imponendo lo sgombero di tutti gli occupanti delle palazzine G, F ed E del rinomato complesso che spesso intasa le pagine di cronaca locale: “Le Salzare”.

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Gli inquilini delle Salzare salvati dal Tar

Per l’occasione, come ricordano le cronache, il Sindaco aveva anche fatto affiggere i provvedimenti sui singoli portoni degli edifici, dal momento che gli immobili dovevano essere demoliti, e precisando che la manovra sarebbe diventata effettiva al decorrere di dieci giorni. Dopo la comunicazione, però, 36 occupanti avevano fatto ricorso, e così il presidente della sezione seconda bis del Tribunale amministrativo di Roma aveva deciso per la sospensione delle ordinanze. Secondo il magistrato, all’interno dei provvedimenti emessi dal Sindaco si è parlato di motivi di igiene e sicurezza pubblica, senza alcun cenno “all’accertamento dell’esistenza di una situazione di emergenza sanitaria o di igiene pubblica e di una situazione di grave pericolo e minaccia per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”. Molte critiche, poi, sono state mosse anche al fatto di non aver individuato tutti gli occupanti abusivi. Insomma, per il momento, tutto risulta bloccato, nell’attesa di discutere il caso in aula il prossimo 30 maggio.

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Per coloro che sono della zona, ovviamente, la vicenda de Le Salzare, il complesso immobiliare abusivo e profondamente degradato, è annosa e ben rinomata. Ricordiamo, infatti, che la concessione per il complesso immobiliare venne annullata il primo agosto 1997 dal Comune di Ardea, il quale aveva ordinato la demolizione degli immobili e l’acquisizione dell’area all’interno del patrimonio comunale. Da qui, il lungo contenzioso ma i provvedimenti dell’ente locale vennero avallati prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato, soprattutto in considerazione del vincolo archeologico della zona, oltre che quello legato all’uso civico della struttura, nonché le difformità tra il progetto approvato e le cubature realizzate in eccesso. Col passare degli anni, la zona è diventata una sorta di ghetto, con tanto di rifiuti, spaccio di droga, aggressioni e allacci abusivi. Si era arrivati, così, all’abbattimento delle prime palazzine, ma in quelle rimaste ancora in piedi vi sono oltre 100 appartamenti una gran folla di famiglie occupanti, di verse nazionalità. 

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