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Femminicidio Roma: spara alla moglie dentro casa, poi veglia sul cadavere e confessa tutto

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Cassino, omividio

Roma. Ancora una strage, ancora un femminicidio: così la lista delle morti violente continua ad allungarsi in Italia. Pietro Bergamini ha sparato alla moglie, Caterina D’Andrea, a sangue freddo, nella giornata di domenica scorsa, 19 giugno, e poi è rimasto a vegliare sul suo corpo per almeno 24 ore. Il movente dell’assassinio, al momento, rimane ignoto. 

La confessione di Pietro Bergamini: ”Ho ucciso mia moglie”

Oggi, poi, è arrivata la confessione diretta: ”Ho ucciso mia moglie, l’ho fatto ieri”. Una confessione che è arrivata a 24 ore dall’omicidio messo in atto dall’ex manager 76enne. Un periodo di tempo durante il quale, stando alle testimonianze, l’uomo avrebbe dormito accanto al corpo senza vita della moglie. Una vera e propria veglia, la sua. 

In Commissariato dopo la veglia al cadavere

Nella giornata di ieri, però, ha deciso di uscire da quella casa e recarsi di persona in Commissariato per raccontare tutto l’accaduto. Il corpo della moglie Caterina, 72 anni, è stato scoperto e ritrovato lo stesso pomeriggio, intorno alle 16:00, al terzo piano di un elegante palazzo color turchese in via Pietro Mascagni, strada esclusiva fra i quartieri Trieste e Africano.

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Le armi da fuoco

L’appartamento era completamente in ordine, mentre il corpo di sua moglie era riverso su un divano colpita da più proiettili. Il marito, infatti, era un detentore di armi da fuoco, per un totale di 3 pistole. I documenti per il possesso delle armi risultano essere in regola.

La denuncia del nipote

Parallelamente, mentre la polizia accorreva in via Mascagni, dopo la segnalazione dell’avvocato, anche il nipote della coppia si è recato in Commissariato a Prati per la stessa denuncia. Probabilmente ne aveva parlato anche a lui prima di costituirsi, come fa sapere anche Il Corriere della Sera.

Le indagini delle ultime ore

Per ora, però, rimangono ancora intere zone d’ombra da dover sbrogliare. Ancora da capire, ad esempio, il movente, il perché l’ex assicuratore avrebbe sparato a sangue freddo alla moglie. Al vaglio degli investigatori, in queste ore, ci sarebbero proprio gli ultimi giorni trascorsi insieme da marito e moglie. Acquisiti, poi, anche i telefonini della coppia per ricostruire lo scambio di messaggi fra loro e con altre persone. Sopralluoghi continui anche in appartamento e nei luoghi di maggiore frequenza della coppia.

Le prime ricostruzioni 

Una vicenda intricata, sulla quale le forze dell’ordine stanno attualmente cercando di fare chiarezza. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti l’uomo avrebbe sparato alla moglie due volte, una per errore e l’altra per non farla soffrire. 

Come detto, l’uomo possedeva legalmente una pistola Glock che poi è stata trovato all’interno della sua auto. Il 76enne ha ammesso di aver colpito la donna con due colpi di arma da fuoco esplosi a poca distanza tra loro e, sempre secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, il tutto è avvenuto mentre la coppia era a letto.

L’uomo era infatti solito dormire con la pistola sotto al cuscino per paura dei furti dei quali era stato vittima in passato. Sulla vicenda rimangono, tuttavia, ancora dei nodi da sciogliere in quanto sembrerebbe — in base alle verifiche del medico legale — che i colpi esplosi sarebbero quattro e non due. Intanto le indagini proseguono.

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