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Finto operatore Sisal truffa società romana, giocatori e un negozio: 62enne a processo

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si finge operatore sisal e raggira una società ippica di roma

Si finge operatore Sisal per contattare un centro scommesse di Roma segnalando una anomalia contabile da risolvere con il versamento di alcune migliaia di euro su una post pay personale. Il 62enne, Riccardo L., originario di Pistoia è tornato a processo per truffa, stavolta per una denuncia presentata da una società ippica in zona Talenti a Roma.

La truffa a un’azienda romana

Un nome finto, quello del quale si serviva il truffatore, quello di Sandro Gori, come riporta Il Messaggero, per contattare l’azienda e segnalare presunte anomalie contabili per le quali l’amministratore della società capitolina sarebbe stato chiamato a regolarizzare mediate un versamento su conto corrente postale intestato all’imputato. Sarebbe ricorso in più occasioni a questo escamotage per vedersi versare circa 3mila euro, finché l’amministratore dell’azienda non ha sporto denuncia e sono scattate le indagini dei carabinieri.

Le attività investigative degli uomini dell’Arma hanno accertato che si era trattato di tre operazioni da 900 euro ciascuna, con accrediti sulla post pay personale del 6enne di Pistoia. Il militare che ha raccolto la denuncia ha anche testimoniato in aula specificando quali sono state le risultanze investigative.

Il finto operatore Sisal si è reso autore di altri raggiri

Se il raggiro del quale si è reso protagonista il sedicente dipendente Sisal a Roma è stata quella nei confronti della società ippica, questo non toglie che gli inquirenti conoscevano bene Riccardo L, perché si era reso autore di altre truffe. Era riuscito a convincere che il terminale di un punto vendita di Unieuro di Urbino aveva problemi e, anche in quel caso, aveva chiesto 3 ricariche di circa 900 euro per ovviare al problema.

Ma il suo ruolo da rappresentante Sisal al 62enne ‘piaceva’ particolarmente e cinque anni fa, siccome aveva cercato di truffare alcuni giocatori, era finito in manette perché aveva tentato di convincerli che ci erano dei problemi contabili per i quali dovevano effettuare delle ricariche sempre sulla sua post pay. In quel caso, grazie alle indagini svolte l’uomo è stato incastrato.

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