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Food Porn, il racket degli influencer: ”Fammi mangiare gratis e ti lancio il locale”

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Food Porn: racket influencer

Il Food Porn è endemico. Del resto, uno dei grandi piaceri dell’esistenza è proprio il cibo. E gli influencer lo sanno bene, dal momento che ogni reel, stories o post che riguardi il cibo in generale riceve centinaia e centinaia di reazioni da parte dei loro followers. Fontane di cheddar, colate di salse speziate e cremose, supplì ghiotti e riccamente farciti, bastoncini di pollo fritto affogate in crema di cipolla, pistacchio verde..verdissimo. Questi solamente alcuni degli esempi che vanno per la maggiore e incantano milioni di utenti di Instagram al giorno. Una pornografia ipercalorica, che nasconde un giro di migliaia e migliaia di euro, e un sistema di pubblicità semi-occulte che sta lentamente uscendo allo scoperto. Dopo la denuncia dello youtuber ‘‘Franchino Er Criminale”, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Su Instagram e Tik Tok, dunque, ci sono veri e propri spot ai ristoranti che hanno pagato per l’inserzione e vengono fatte passare per reali recensioni fatte da utenti e fruitori. 

Roma, Franchino Er Criminale contro i blogger e il Food Porn: “Sono pagati dai ristoranti, faccio i nomi”

Come funziona il racket dei foodblogger

Secondo un tariffario di cui Repubblica sarebbe entrata in possesso, le critiche gastronomiche pilotate hanno cifre esorbitanti, se considerante in blocco. Un servizio basic, standard, che preveda ad esempio un mini video (reel), un Tik Tok oppure una sessione di storie su Instagram per un ristorante romano, si può tranquillamente arrivare sborsare 70 euro. Poi, per un pacchetto completo che includa anche, e soprattutto, sponsorizzazioni e una “collaborazione” più duratura e medio termine, anche 1.400 euro al mese per il servizio. Ecco, allora, come funzionano gli spot all’era del cibo social. Ovviamente, più l’influencer importante e più importante sarà il prezzo, in perfetta proporzione con il numero dei followers per intenderci.

Il tariffario: fino a 1.400 euro al mese

Per coloro che posseggono solamente poche decine di migliaia di seguaci sulla pagina, il tutto funziona come un fai-da-te: l’influencer contatta il ristorante al telefono o direttamente via social, presenta la propria proposta, e cioè di mangiare gratuitamente nel ristorante scelto in cambio di un reel, o di un mini video da lanciare sulla piattaforma social. Ci si accontenta della cena, insomma. Ma per coloro che hanno un gruppo di seguaci più ampio, le cose cambiano. Oltre i 100 mila seguaci si crea un vero e proprio sistema gerarchico, in cui si mandano giovani ragazzi – rigorosamente a digiuno – a battere i quartieri per trovare le offerte migliori e i migliori clienti. Come rivelato da una chat anonima recuperata da Repubblica: “Il lavoro è organizzato così: ti organizzi le giornate. Ti metti di santa pazienza e ti giri ogni attività in quella zona dicendogli che cosa fai e se sono interessati”. Se lo sono “ti prendi un contatto e lo passi alla ragazza in ufficio che poi ci chiude un accordo” e solo ad accordo concluso “a te viene retribuita una percentuale”.

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