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Proteste dei tassisti a Roma: ritornano le tensioni e gli scontri. Fumogeni davanti Palazzo Chigi

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Roma, non si ferma la protesta dei tassisti. Tensioni davanti palazzo Chigi anche oggi

Roma. Proprio in questi momenti è in corso una protesta dei tassisti in Via del Corso, con Palazzo Chigi e le vie di accesso limitrofe blindate dalla polizia a causa della folla radunatasi per le manifestazioni e le proteste. Sono giorni intensi, lunghi ed estenuanti, durante i quali i tassisti stanno chiedendo a gran voce lo stralcio dell’art. 10 del ddl concorrenza che prevede la liberalizzazione del settore.

Palazzo Chigi blindato per le proteste

Nell’ultima ora, la folla si sta accalcando sempre di più, mentre il clima è in tensione: sono stati esplosi petardi e accesi fumogeni, con la polizia che fronteggia i manifestanti tenendoli a distanza dal palazzo del governo. Le urla e le proteste sono direttamente rivolte contro l’esecutivo, in particolare il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Rissa tra i manifestanti

Ma, soprattutto, i manifestanti inveiscono contro Uber. Dell’ultima ora, inoltre, è anche la notizia di una rissa scoppiata in via del Corso tra alcuni manifestanti che hanno iniziato a picchiarsi forse dopo le lunghe tensioni generatesi durante le proteste. Al momento non ci sono ancora testimonianze chiare, ma si parla di una zuffa improvvisa all’interno del corteo.

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Le richieste e la lettera aperta dei sindacati

“Chiediamo che il governo stralci l’articolo 10 del ddl concorrenza e apra subito un tavolo di confronto con tutti gli attori interessati”. Questa è la richiesta che le organizzazioni sindacali dei tassisti avanzano in una lettera aperta alle istituzioni e alla società civile.

La concorrenza ”sleale”

”Il documento, ripercorrendo le tappe della causa avviata contro Uber Black nel 2016 per concorrenza sleale, sottolinea “come alla luce di quanto già accaduto e in funzione di ciò che ulteriormente emerge dall’inchiesta Uber Files, gli operatori del comparto taxi non sono assolutamente disposti ad accettare che le regole del loro lavoro vengano riscritte attraverso una delega che non comporta un loro coinvolgimento diretto e dell’intero Parlamento”.

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