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Roma, ha la febbre alta ma non lo ricoverano: 47enne muore tre ore dopo l’arrivo in ospedale

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Roma. Stava male, aveva la febbre alta, a 40°, così ha chiamato il 112 ma una volta giunti in casa, i sanitari hanno deciso di non portarlo in ospedale. Il malore, tuttavia, non accenna a placarsi e la moglie del 47enne decide pertanto di telefonare al medico di famiglia che dopo averlo visitato si esprime a favore del ricovero dell’uomo: così la donna telefona nuovamente al numero unico per le emergenze e questa volta l’uomo viene condotto all’ospedale Casilino. Visitato dopo tre ore, la situazione era ormai irreversibile. Daniele Furrnaro, è questo il nome della vittima, muore un’ora dopo il controllo del medico del policlinico. 

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Il malore e il ritardo nei soccorsi 

I fatti risalgono a due anni fa, il 27 gennaio del 2020. Di professione parrucchiere, Daniele aveva 47 anni e tutto è cominciato con una febbre alta a seguito della quale deciso di chiamare il 118 che tuttavia ha optato per non condurlo in ospedale. Il malore non si placa e la moglie decide di telefonare al medico di famiglia il quale dopo la visita, come riportato da Repubblica, non ha dubbi sul da farsi “È da ricoverare”. A questo punto la donna compone nuovamente il numero delle emergenze e questa volta il 47 viene condotto all’ospedale Casilino. Visitato dopo tre ore dal suo ingresso in Pronto Soccorso, l’uomo muore un’ora dopo il controllo del medico del Policlinico. Solo in un secondo momento l’autopsia rivelerà che l’uomo è deceduto a causa della sindrome di Waterhouse. 

La testimonianza della famiglia 

Secondo la testimonianza della famiglia, l’uomo ha chiamato il numero unico per le emergenze in mattinata ma i sanitari hanno optato per il non ricovero. Tuttavia le condizioni del 47enne peggiorano, e quando viene visitato dal medico di famiglia quest’ultimo ritiene che l’uomo debba essere assistito in ospedale in quanto gli diagnosticò una broncopolmonite sospetta. Le nuove chiamate al 112 questa volta da parte della moglie si susseguono e l’uomo viene portato in ospedale dove viene visitato tre ore dopo l’arrivo al pronto soccorso. Poi il peggiore degli epiloghi. 

Le indagini e la mancata archiviazione del caso 

Inimmaginabile il dolore della famiglia che inizia al contempo a chiedersi se ci fossero delle responsabilità da parte dei medici. Alla luce di ciò parte la denuncia in procura, il pubblico ministero inizia le indagini e successivamente il magistrato chiede l’archiviazione del caso ma il gip non la concede. Infatti, la giudice delle indagini preliminari ha riaperto il caso ed ora il fascicolo è nuovamente nelle mani del giudice. 

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