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Roma: “Ti mando a spaccare tutto”, la funzionaria antimafia a processo per usura

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Roma. Più il metodo era quello che avrebbe dovuto combattere sul suo lavoro: concedeva prestiti ai commercianti – ristoratori, baristi e parrucchieri della Capitale – poi, ogni tre mesi li richiedeva indietro, ovviamente con interessi, e non da poco.

Dalla cancelleria della Procura al banco degli imputati

Per tale ragione, una dipendente del ministero della Giustizia, Gioia Boldrini, in servizio alla Direzione nazionale antimafia è finita ai domiciliari. Le accuse, a vario titolo, sono forti: associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, esercizio abusivo del credito e usura. Il giro di usura tra i commercianti, stando alle indagini, sarebbe stato messo in piedi in piena emergenza Covid, sfruttando le debolezze dei richiedenti e il momento di difficoltà.

Dunque, dalle cancellerie della Procura al banco degli imputati è un attimo. Un passo breve per la dipendente della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, poi passata alla Direzione nazionale antimafia. Come riportato anche da il Messaggero: ”durante le ore di lavoro in Procura», «mostrandosi del tutto indifferente allo stesso contesto lavorativo nel quale operava da anni”.

Associazione a delinquere, estorsione e usura

Con tali motivazioni il Tribunale del Riesame di Roma aveva respinto, lo scorso 18 agosto, la richiesta avanzata dalla difesa di Gioia Boldrini di tornare in libertà. Ora, la dipendente di Giustizia è andata direttamente a processo, assieme all’ex marito, al figlio e a un socio. Agli arresti domiciliari c’era finita lo scorso 6 luglio. Ora le cose si mettono male per lei: il pm Francesco Basentini ha chiesto e ottenuto di procedere con il rito immediato, arrivando sul banco degli imputati saltando la fase dell’udienza preliminare.

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Le indagini sul caso

Le indagini sono articolate ed approfondite. Queste, condotte tra giugno 2020 e marzo 2021 dalla Squadra Mobile nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, sarebbero scaturite dalla denuncia di un piccolo esercente della Garbatella. Questi, in seria difficoltà economica, si sarebbe rivolto al figlio della Boldrini per un prestito. Il 38enne romano, ora residente sull’isola spagnola di Tenerife, gli aveva concesso inizialmente denaro in prestito con un tasso d’interesse piuttosto contenuto, ma comunque – stando alle indagini – superiore a quello consentito.

”Ti mando a spaccare tutto”

Lo scopo, in tal caso, era attirare più clienti, convincendoli dalla convenienza dei prestiti. Subito dopo, però, gli interessi si moltiplicavano. Le dichiarazioni riportate da il Messaggero sono allucinanti: chi non pagava veniva minacciato così dal giovane Garofalo: «Mo’ ti faccio male, ti mando a spaccare tuttoMi so’ stufato, so quattro anni, mi mandi una piotta quando ti capita». Il denaro gli veniva recapitato direttamente a Tenerife dal suo socio, Cortellini. Detto in altri termini, i genitori del 38enne romano, in particolar modo la madre – Gioia Boldrini – erano ”lo strumento attraverso il quale quest’ultimo agiva in senso delittuoso” – spiegano i giudici del Riesame.

Parla la difesa

«Confido che nel processo la Boldrini potrà dimostrare la propria estraneità ai fatti, siamo convinti che molte accuse verranno ridimensionate. Valuteremo anche la possibilità di dividere le posizioni e accedere a eventuali riti alternativi, ove ritenuto opportuno», ha dichiarato l’avvocato Cesare Gai, che assiste la cancelliera e i suoi familiari.

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