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Bonus figli da 660 euro in busta paga: a chi spetta e come funzionerà

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In queste ore si sta parlando molto di un importante incentivo per i lavoratori dipendenti che hanno figli a carico: la possibilità di ricevere in busta paga un bonus di 660 euro per ogni figlio, fino a un massimo di tre, sotto forma di fringe benefit. Si tratta di quei beni e servizi che il datore di lavoro può riconoscere al dipendente senza che questi siano soggetti a tassazione e contribuzione, entro una certa soglia annua. Ma come funziona esattamente questo bonus? A chi spetta e quali sono le condizioni per ottenerlo? E quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa misura? Vediamolo nel dettaglio.

Fringe benefit: cos’è e come si calcola il valore

I fringe benefit sono dei premi che l’impresa può dare al dipendente in più dello stipendio in busta paga. Invece di aumentare lo stipendio potrebbe infatti dare dei beni e servizi che, secondo l’articolo 51 del comma 3 del TUIR, non pagano le tasse fino a 258,23 euro all’anno. Il valore dei fringe benefit deve essere calcolato in base al loro prezzo normale: si tratta, secondo la legge, del prezzo medio per i beni e servizi uguali o simili, quando c’è concorrenza e si vendono nello stesso modo, nello stesso tempo e posto in cui i beni o servizi sono stati comprati o usati, e se non si sa, nello stesso tempo e posto più vicini. Tra i fringe benefit dati ai lavoratori ci sono anche i soldi dati o restituiti dai datori di lavoro per pagare le bollette di acqua, gas e luce.

“Bonus Figlio” nello stipendio di fine mese

Nel 2022 è stata introdotta una novità importante per i lavoratori con figli a carico: la soglia entro cui i fringe benefit non pagano tasse e contributi è stata portata a 3.000 euro. Si tratta di una misura per spingere i datori di lavoro a dare dei premi più o meno grandi ai propri dipendenti per aiutarli a recuperare il potere d’acquisto delle retribuzioni (che è diminuito per l’inflazione alta).

Però, questa norma potrebbe cambiare quando il decreto Aiuti quater diventerà legge: durante le discussioni parlamentari per la conversione del decreto in legge, infatti, si è pensato di abbassare la soglia ma di allargarla a tutti, mettendo poi un “bonus” per ogni figlio a carico. Governo e maggioranza, infatti, vogliono alzare la soglia di 258,23 euro per tutti i lavoratori. Dal momento che i soldi a disposizione sono pochi, bisognerà cambiare quello che dice il decreto Aiuti quater, portando la soglia da 3.000 a 1.000 euro. Allo stesso tempo l’idea sul tavolo è quella di mettere un “bonus” di 660 euro per ogni figlio a carico, fino a un limite di tre figli. In questo modo, quindi, le soglie entro cui i fringe benefit non pagano tasse diventerebbero:

• 1.000 euro i lavoratori senza figli;

• 1.660 euro per i lavoratori con un figlio a carico;

• 2.320 euro per i lavoratori con due figli a carico;

• 2.980 euro per i lavoratori con tre o più figli a carico.

Il cambiamento, quindi, non prevederebbe grandi modifiche per i lavoratori che hanno almeno tre figli, mentre chi ne ha meno dovrà accettare di rimanere dentro una soglia più bassa. Questa sarebbe l’unica soluzione possibile se si vuole aumentare il numero dei beneficiari: anzi, già così c’è un problema di soldi perché questa operazione costa 250 milioni, mentre la norma originariamente prevista nel decreto Aiuti quater costava 142 milioni.

Un modo efficace per alzare gli stipendi?

Bisogna ricordare che i fringe benefit non sono un dovere per il datore di lavoro, ma solo una chance che gli viene resa più interessante se la soglia di esenzione va oltre il minimo di 258,23 euro. Per questo motivo non può essere l’unica soluzione per l’incremento degli stipendi, visto che in molte realtà lavorative – soprattutto per chi lavora nelle piccole imprese – di fringe benefit non se ne fa, a prescindere da quale sia la soglia di esenzione. Inoltre, bisogna tenere conto che i fringe benefit non sono uguali al reddito disponibile del lavoratore: si tratta infatti di beni e servizi che devono essere scelti dal datore di lavoro e che non possono essere cambiati in soldi o usati liberamente dal dipendente. Per questo motivo, prima di accettare un bonus di questo tipo bisogna valutare bene la convenienza rispetto ad un aumento di stipendio: in alcuni casi potrebbe essere più utile ricevere una somma minore ma liquida e spendibile secondo le proprie necessità.

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